E’ venerdì, e la notte sta trascorrendo senza particolari problemi quando suona il telefono del 118: “Sta arrivando un paziente accoltellato, non sembra grave , ha ferite agli arti e una al torace ma non c’è evidenza di pneumotorace. ” Di li a poco arriva un giovane venticinquenne dell’est europa. Parla poco italiano ed è evidentemente ubriaco. Cominciamo a occuparcene.
Adrian, è un ragazzone grande e grosso e dentro di me penso: “se diventa aggressivo sarà un bel problema gestirlo”.I parametri sono stabili- Sono presenti ferite superficiali agli arti e una al dorso, ma quella che ci preoccupa di più è quella al torace; è piccola e l’aspetto non è particolarmente impressionante, ma ci accorgiamo subito che ha procurato dei danni. Il murmure vescicolare dell’emitorace colpito è nettamente ridotto e comincia a rendersi evidente un enfisema sottocutaneo.
Eseguo l’EFAST. Il quadro di pnx è evidente. Non sembrano esserci altri danni anche se l’enfisema sottocutaneo non mi fa identificare bene il recesso spleno renale, Morison e Douglas sono comunque liberi.
Di lì a poco cominciano i primi problemi. Adrian ha deciso che deve andare a casa.Ogni tentativo di convincerlo a proseguire accertamenti e cure sembra inutile.Nonostante una blanda sedazione con del midazolam la situazione è in una totale fase di stallo. L’unico a cui sembra dare ascolto è Giovanni., uno degli OSS (operatori socio sanitari) di turno in area rossa. Sin dall’arrivo di Adrian, Giovanni gli è stato vicino, cercando di rassicurarlo con voce calma e serena, in qualche modo “traducendo” le nostre parole.
Prendiamo visione della radiografia del torace che è tutt’altro che rassicurante.
Adrian, sempre stabile dl punto di vista emodinamico e nei parametri vitali, viene accompagnato in TAC per verificarne meglio l’estensione dello pneumotorace.
Lo pneumotorace è iperteso?
Questo il referto radiologico:
Importante pneumotorace a sinistra con falda anteriore dello spessore di 7 cm….Iniziale deviazione delle strutture mediastiniche. Enfisema sottocutaneo dei tessuti molli della parete toracica e addominale omolaterale. …
Alla fine la situazione sembra meno grave del previsto, è comunque’ necessario posizionare un tubo di drenaggio toracico. Adrian però non è dello stesso avviso. ” Devo andare a casa, non posso fermarmi” Qui interviene nuovamente Giovanni. Spiega al paziente che in quelle condizioni non andrebbe lontano. Il paziente sembra convincersi, poi ci ripensa. ” Voglio parlare con mia madre!“Già, ma non ha il cellulare in quanto insieme agli altri effetti personali è stato requisito dalla polizia. Giovanni, senza scomporsi, tira fuori dalla tasca il suo, compone il numero, parla con la mamma del paziente spiegando la situazione, così Adrian dopo un breve colloquio con la madre acconsente alla procedura. La radiografia di controllo conferma un’ ottima riespansione del polmone e il paziente alla fine si rilassa e si addormenta, aiutato anche dal midazolam e dal fentanyl utilizzati prima del posizionamento del drenaggio toracico.
Quando le cose vanno bene siamo tutti contenti, soprattutto quando è il lavoro di squadra ad essere premiante. Sono convinto che senza il prezioso aiuto dell’OSS Giovanni ben più difficile sarebbe stata la gestione di una situazione come questa. Senza retorica, a lui e a tutti quelli come lui, va la mia stima e il mio ringraziamento.
E grande il Giova……….
Che bello veramente leggere parole di questa portata e di aiuto e valorizzare il lavoro prezioso dell’ oss io sono infermiera di ps ma sentire un medico be’ signori belli fa piacere complimenti dottore.
Come in ogni puzzle, ogni pezzo è di fondamentale importanza. Grazie a tutti gli OSS.
Io trovo che, almeno in pronto soccorso, i ruoli non siano così definiti e separati: è vero che ognuno ha le sue competenze, ma poi sul caso difficile o nell’emergenza saper anche rassicurare un paziente con le parole giuste o sapere come gestire gli spazi di lavoro o ancora saper fare un lavoro di squadra aiutino più di tante nozioni o abilitazioni mediche e sanitarie.
Alla fine poi penso che (quasi) qualsiasi medico sa richiedere una TAC o prescrivere una terapia. Saper tranquillizzare una persona e convincerla a lasciarsi aiutare in un momento di grande difficoltà, invece, non è cosa da tutti.
Poi aggiungo che a breve ho l’esame di neurologia, e le due cose due che ho capito sull’elettroencefalogramma me le ha insegnate un tecnico e non uno dei miei professori… insomma, le qualifiche molto spesso vogliono dire proprio poco.
Simone