venerdì 25 Aprile 2025

Caffè e tachiaritmie

“Prendi un caffè?”
“No grazie, ho smesso di prenderlo da tempo, mi fa venire batticuore e tachicardia”
Quante volte abbiamo sentito frasi simili. La relazione tra caffè e tachiarritmie è una specie di assioma e come tale difficle da mettere in discussione.

Da tempo sono usciti degli studi che metteno in dubbio questa relazione, diamo uno sguardo all’ultimo recentemente pubblicato su Jama International Medicine

Il caffè fa male, no fa bene…

Sebbene alcune societa scientifiche sostengano che evitare il consumo di caffe possa ridurre il rischio di tachiaritmie link link, allo stato attuale delle conoscenze questa relazione si basa su un supposto meccanismo patogenetico e pochi studi osservazionali datati nel 1980 link.

Studi più recenti però hanno confutato questa relazione e, inoltre, ci sono diverse osservazioni sul possbile effetto benefico della bevanda più consumata ala mondo grazie alle sue proprieta antiossidanti e antinfiammatorie.

Pare inoltre associato a una riduzione di rischio di cancro, diabete, morbo di Parkinson, diabete e a una riduzione della mortalità generale.

I benefici poi sembrano essere superiori se nella bevanda è presente caffeina link

Lo studio

Si tratta di uno studio di osservazionale di corte su un grosso campione di soggetti con l’intento di rispondere a questa domanda:

L’uso abituale moderato di caffè è associato al rischio di tachiaritmia e questa associazione è influenzata dalla genetica del metabolisno della caffeina?

Popolazione

Allo scopo è stata utilizzata la UK Biobank, una banca dati con l’obiettivo di identificare le cause di malattie complesse nelle persone di età media e avanzata.

Nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2006 e il 31 dicembre 2018, 502.543 partecipanti tra i 40 e i 69 anni di età, hanno completato questionari, sono stati visitati e sottoposti a raccolta di campioni biologici.

Criteri di esclusione

Gli autori hanno escluso dallo studio le donne in gravidanza, in quanto il consumo poteva non riflettere quello abituale a lungo termine e tutti coloro che si sono ritirati dallo studio o non hanno completato il questionario.

Alla fine 386 258 persone risultarono eligibili per l’analisi.

Consumo di caffè

I partecipanti sono stati ragguppati in 8 categorie, a seconda del consumo giornaliero di caffè, da 0 a ≥ 6 tazze

Obiettivo dello studio

Obiettivo primario dello studio è stata valutare nel periodo considerato, l’incidenza di tachiaritmie comprendenti: fibrillazione e flutter atriale, tachicardia sopraventricolare e ventricolare, extrasistolia sopraventricolare e ventricolare.

Una diagnosi pre-esistente di una delle aritmie sopraindicate rappresentava un criterio di esclusione dall’analisi primaria ma inclusi in quella secondaria

Tipizzazione genomica e randomizzazione mendeliana

Sono state identificate due differenti interazioni: una interessante un polimorfismo di 7 geni del metabolismo della caffeina , l’altro limitato al soloCYP1A2 rs762551

Risultati

Sono stati valutati86.258 soggetti di 56 anni di età media, di cui 52.3% di sesso femminile.

Durante il follow-up della durata media di 4.5 anni 16.979 partecipanti svilupparono un episodio di aritmia.

Dopo un aggiustamento per le caratteristiche demografiche, le comorbidità e lo stile di vita ogni aggiunta di una tazza di caffe al consumo abituale ha determinato una riduzione del rischio di episodi di aritmia del 3%(hazard ratio [HR], 0.97; 95% CI, 0.96-0.98; P < .001)

I ricercatori riscontrarono analoghi risultati quando prendevano in esame le singole aritmie

Nessun dei due distinti pattern genetici del metabolismo della caffeina accennati sopra avevano effetto sui risultati così come lo studio di randomizzazione mendeliana.

Limitazioni dello studio

Come quasi tutti gli studi epidemiologici sull’asunzione di caffè anche questo si basa sulla dichiarazione spontanea degli intervistati ma poichè ottenuta prima dell’outcome misurato non dovrebbe risentire del recall bias

Nello studio manca inoltre la tipologia di assunzione del caffè: espresso e altre forme di caffè con caffeina

E’ ragionevole pensare che il consumo dichiarato possa essere costante nel tempo è verosimile ma difficile da dimostrare.

Il follow-up limitato a 4 anni non permette di trarre conclusioni sugli effetti a lungo termine.

Per l’analisi del tipo di aritmia gli autori hanno utilizzato i codici ICD 9 e 10 che ingenerale hanno un alto grado di sensibilità e specificità.

Essi però potrebbero avere qualche limitazioni nei casi di extrasistolia, spesso richiedenti un monitoraggio elettrocardiografico continuo.

Questa mancanza sensibilità potrebbe spiegare la differente incidenza di queste aritmie rispetto alla fibrillazione, flutter atriale e alle tachicardie sopraventricolari.

Conclusioni

Le conclusioni degli autori sono in accordo con i risultati. Il consumo abituale di maggiori quantità di caffe è inversamente associato al rischio di aritmia.

Il metabolismo della caffeina geneticamente mediato non sembra rivestire un ruolo nella eventuale genesi delle aritmia.

Anche la randomizzazione mendeliana ha mancato di dimostrare l’associazione tra consumo di caffe e genesi delle aritmie.

Considerazioni personali

E’ sempre difficile trarre conclusioni certe in base a studi epidemiologici di questo tipo, pur condotti in modo corretto.

Il reale impatto poi di informazioni di questo tipo sull’impressioni del singolo sono poi difficile da prevedere e quantificare.

Sarà capitato anche a voi, ad esempio, di sentire pazienti che l’assunzione di alcuni cibi come i pomodori siano poco tollerati in caso di dispepsia anche se non ci sono evidenze in letteratura.

E’ bene però in medicina come in molte altre attività della nostra vita quotidiana ci sono molte convinzioni che non si basano su dati scientifici

Questo lavoro quindi, pur non cambiandoci la vita, potrebbe essere di aiuto a convincere in primis noi stessi che privarci di qualcosa di piacevole senza un reale motivo possa farci più male che bene.

Autore

  • Carlo D'Apuzzo

    Ideatore e coordinatore di questo blog | Medico d'urgenza in quiescenza | Former consultant in Acute Medicine | Specialista in medicina interna indirizzo medicina d’urgenza e in malattie dell’apparato respiratorio | #FOAMed supporter

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