Abbiamo già parlato in diverse occasioni dell’importanza del Number Needed to Treat per definire l’utilità dei trattamenti; in poche parole quanti pazienti devo trattare affinché uno ne abbia beneficio e anche di come il sito web The NNT si occupi di applicare e divulgare questo strumento statistico. Alcuni giorni fa gli autori hanno pubblicato un nuovo articolo sul NNT e la prevenzione della trombosi venosa profonda in chirurgia. Vediamo cosa dice.
Uno degli elementi della triade di Virchow favorente lo sviluppo di trombosi è rappresentato dal rallentamento del circolo che a livello del sistema venoso profondo degli arti inferiori è in grado di determinare la TVP.
Tale rallentamento è facilitato dall’allettamento conseguente all’intervento chirurgico.
L’utilizzo di calze elastiche in grado di comprimere le vene superficiali potrebbe facilitare il flusso sanguigno determinando quindi anche una riduzione degli eventi embolici che rappresentano una complicanza temibile degli interventi di chirurgia maggiore.
L’autore rivisita una Cochrane del 2000 aggiornata al 2010: Elastic compression stockings for prevention of deep vein thrombosis
Sono stati identificati 8 RCT (randomized controlled trials) per complessivi 1279 pazienti dove sono stai messe a confronto due strategie: l’elastocompressione graduata mediante calze elastiche e la profilassi standard della TVP in pazienti sottoposti a chirurgia. I pazienti a cui erano state applicate le calze elastiche sviluppavano la TVP nel 13% dei casi contro il 26% del gruppo di controllo con un NNT di 8.
Come sempre quando si guarda con attenzione si trovano cose interessanti. Queste le osservazioni del revisore di The NNT.
L’obiettivo di prevenire la TVP è quello di evitare la comparsa di sintomi psicologicamente invalidanti o minacciosi per la vita correlati alla trombosi venosa profonda o all’embolia polmonare. La maggior parte dei trials presi in esame non aveva questi outcome come obiettivo e quindi non è possibile rispondere a questi quesiti..
Le conclusioni non si possono estendere a tutti gli interventi di chirurgia in quanto nessun trial ha incluso pazienti sottoposti ad interventi cosiddetti a basso rischio.
In 6 studi su 18 il gruppo di controllo era costituito dall’arto controlaterale e questo può rappresentare un fattore confondente, inoltre 10 avevano ricevuto finanziamenti da case produttrici
Nonostante queste limitazioni l’autore conclude che l ‘applicazione delle calze sia una misura utile e poco costosa nel ridurre l’incidenza di “immagini evidenziabili di TVP” e da qui il semaforo verde. sottolineando però la necessità di ottenere risultati da altri studi per la definitiva accettazione.di questa misura profilattica.
Per quanto riguarda il paziente di medicina, non credo si sia vicini a delle conclusioni definitive… il trial CLOTS-1 non è riuscito a dimostrare efficacia significativa per la compressione con calze elastiche fino alla coscia in pazienti immobilizzati per ictus (paragonata al non utilizzo di calze elastiche), ma più recentemente il trial CLOTS-2, ancora su pazienti con ictus, ha evidenziato come l’incidenza di trombosi venosa sia più bassa in pazienti con calze elastiche fino alla coscia che in quelli con calze elastiche fino al ginocchio (ma in questo trial mi pare non ci fosse un gruppo di controllo…scalzo)… Insomma, mi sembra che sfugga qualcosa, ma non me ne spiego il motivo. E poi, per quale motivo la compressione con calze elastiche in pazienti chirurgici dovrebbe dare risultati diversi rispetto ai pazienti di medicina?
Michele,
grazie del tuo commento.
Concordo che stupisce questa disparità di risultati tra paziente medico e chirurgico. A onor del vero, almeno per quanto ne so, l’uso di calze elastiche è poco utilizzato nel paziente medico al di fuori dell’ictus. La popolazione di pazienti ricoverati in ambiente internistico poi è piuttosto eterogenea avendo forse come più importante elemento comune l’allettamento. Speriamo che ulteriori studi riescano a rispondere alle nostre perplessità