Una mattina come un’altra in pronto soccorso. L’infermiera del triage arriva e ci presenta la prossima paziente. ” Le ho dato un codice giallo, il medico del 118 dice che vomita e ha vertigine, ma non si è accorto di quanto è pallida…” Carla, l’infermiera che è di turno con me, ed io, ci avviciniamo alla paziente .” Pallida è pallida” dico,” ma è anche itterica, il cognome è della Sardegna, se ci dicesse che ha mangiato delle fave avremmo fatto la diagnosi”. “Come fa a saperlo?” mi risponde. Avevo fatto centro.
La signora Maria non aveva una storia clinica importante. In 70 anni, nessun ricovero in ospedale e nessuna terapia specifica e, strano a dirsi, non aveva mai mangiato delle fave.
Adesso però è sofferente e dispnoica. ” Mi manca l’aria e sento un peso sul torace…”
I parametri vitali sono a posto e il tracciato elettrocardiografico mostra solo modeste atipie non specifiche.
Facciamo un EGA venoso. L’emoglobina supera di poco i 6 g/dl. Decido, in attesa degli esami, di trasferire la paziente in area rossa , dove è possibile monitorizzarla adeguatamente. Intanto richiedo del sangue. Sono un po’ dispiaciuto di dover “lasciare” la paziente al collega di guardia in quell’area, ma la coda dei pazienti cresce e dobbiamo andare avanti.
Però dopo un po’ torno. “Allora?” chiedo ” Sì, avevi ragione, ha un’anemia emolitica, su consiglio dell’ematologo ho chiesto anche il test di Coombs, sostiene che è strano che una persona di 70 anni non sappia di avere il deficit del G6PD…” ” Test di Coombs, ma che senso ha? E’ chiaro che ha avuto una crisi emolitica da favismo e poi l’ematologo era superfluo, tanto poi questi pazienti finiscono tutti in medicina..” rispondo malamente. Piccato che qualcuno avesse potuto mettere in dubbio la mia brillante diagnosi.
La signora Maria, prosegue la sua osservazione. ECG e troponine rimangono inalterati. Il test di Coombs negativo e dopo 48 ore riesce a “conquistare” un letto in medicina.
La reincontro dopo alcuni giorni. “Dottor Carlo, aveva proprio ragione lei: sono state le fave a farmi male..”
Non ho scritto questo post per condividere la soddisfazione di quel momento; almeno non solo. Le cosiddette “snap diagnosis” capitano veramente di rado, almeno a me.
Due sono però i temi interessanti che emergono da questo racconto e su cui vale la pena spendere due parole, credo.
Il primo è che, anche di fronte ad una persona avanti negli anni , l’ipotesi di una crisi emolitica da favismo deve sempre essere considerata. Pur non avendo l’esperienza personale alcuna evidenza scientifica, ho visto più crisi emolitiche in persone anziane che in giovani. Molto dipende ovviamente, dalla tipologia di pazienti che vediamo tutti i giorni. Chi non vede in prima battuta bambini o piccoli adolescenti, in quanto accettati direttamente dal pediatra, ovviamente non si imbatterà in questa patologia in questa classe di pazienti.
E’ importante ricordare che la determinazione del G6PD nella fase acuta, grazie alla presenza di una quota elevata di reticolociti, può risultare falsamente normale.e che non solo fave e farmaci ma anche le infezioni possono rappresentare eventi scatenanti di un episodio emolitico.
Per chi volesse approfondire
– Associazione italiana favismo
– Glucose-6-Phosphate Dehydrogenase Deficiency su emedicine-medscape
Il secondo, che mi è stato suggerito dal ricordo di questo episodio ma che fa parte purtroppo della nostra vita quotidiana, è quello che definirei rapporti professionali interpersonali.
L’infermiera del triage prima ed io successivamente non abbiamo tenuto un atteggiamento propriamente rispettoso del lavoro dei colleghi.
Capita purtroppo sovente di sostenere di fronte a pazienti e famigliari che il nostro operato sia migliore di quello di chi ci ha preceduti. Forse per bisogno di affermare che teniamo a quello che facciamo o semplicemente per fatuo orgoglio, denigriamo quanto è stato fatto da altri.
Con l’andare del tempo questa brutta abitudine, non solo si è andata rafforzando tra la classe medica, ma ha coinvolto altre figure professionali quali infermieri, soccorritori e operatori dell’assistenza. Certe frasi ironiche o polemiche ci escono dalla bocca senza quasi accorgercene. Penso che una riflessione su questo sia assolutamente necessaria, ricordandoci che nessuno, a parte gli avvocati, avrà un reale vantaggio da tale comportamento.
Come sempre interessato a sentire la vostra…
Tre cose:
– E’ vero che la G6PD è fondamentale (un malariologo lo sa bene, anche per i farmaci che talvolta non può usare…)
– LDH e Potassiemia elevati, in un prelievo eseguito bene, sono fortemente indicativi di crisi emolitica (se abbiamo storia di assunzione di fave o di primachina o di sulfamidici eccetera, ovvero se vi siano altre cause, lo stabiliremo in itinere, ovviamente meglio prima che dopo)
….
– La terza cosa che mi ha colpito non c’entra molto con l’argomento…ma riporto qui le parole di Carlo: <>…questo perché mi ricordo una piccola ‘discussione’ in cui sostenenevo che, malgrado si desideri seguire e trattare il paziente nella sua totalità, spesso dobbiamo lasciarlo ai Colleghi (una volta inquarato e/o stabilizzato), talvolta perché specialisti in quel campo, talaltra perché – banalmente – “c’è coda”…Sono lieto che, sia pur indirettamente, Carlo mi dia ragione…Il pronto Soccorso inquadra, stabilizza, tratta l’urgenza e traccia la diagnostica fondamentale…poi deve lasciare il passo e tornare al suo…”posto di guardia”…Siamo, come sempre, le Guardie del castello, ahimé, se volevamo essere i Cavalieri dall’armatura scintillante, dobbiamo cambiare area (Cardiologia, Rianimazione, eccetera…) :-)))
P.S. Comunque, bella diagnosi! 😉
Le parole di Carlo sono saltate…evidentemente non si riesce a fare “copia-incolla”…eccole:
<< Sono un po' dispiaciuto di dover "lasciare" la paziente al collega di guardia in quell'area, ma la coda dei pazienti cresce e dobbiamo andare avanti >>
Quanto alla diagnosi, direi che ribadisce come spesso la soluzione stia nell’anamnesi e nell’esame obiettivo accurati piu’ che negli esami.
Quanto al secondo punto, ritengo che spesso vi sia un brutto atteggiamento di superiorità di alcuni colleghi nei confronti di altri. Faccio l’esempio delle consegne: con qualcuno sembra di essere sottoposti ad un interrogatorio. Vedono se c’e’ qualcosa che, secondo loro, non va in quello che hai fatto (prima di essersi conto direttamente delle condizioni del pz), te lo fanno notare in modo arrogante e poi vanno a dirlo il giro se per caso avevano ragione (ovviamente a te per primo, con aria saccente e ironica). Se si e’ in squadra, l’obiettivo e’ di curare al meglio i nostri pazienti, anche correggendo eventuali errori di colleghi (non siamo infallibili). Si sa che spesso per chi viene dopo e’ tutto piu’ facile: ma come non ti eri accorto che… perche’ non hai chiesto….). Nell’ottica della collaborazione e’ bene discutere su eventuali errori, ma c’e’ modo e modo (poi mai davanti ai pz…..)!
PG,
ci ripeteremo all’infinito.
Nel pronto soccorso dove abitualmente lavoro, la gestione dei pazienti dell’area rossa compete alla equipe di medicina d’urgenza, ovviamente quando serve con l’aiuto di altri specialisti.
Quando ho detto “lasciarla al collega” intendevo ad un collega della nostra equipe.
Credo che il problema sia ideologico. Tu ti senti come uno specialista prestato al pronto soccorso, io ambisco a essere uno specialista di medicina d’urgenza. Tu ne fai una questione di forma, in quanto conoscendo il tuo modo di lavorare la sostanza alla fine dei conti non cambia.
Nei rarissimi casi in cui riesco a definire una diagnosi meglio del Collega che mi ha preceduto, devo ammettere che ho un sistema…
((Premessa: CERCO di non dire mai niente davanti al paziente…con tutte le mie forze…e ci riesco sempre più!!))
1) Se mi viene chiesta una consulenza (ovviamente nel mio campo, io non sono internista…) non dico proprio niente: se mi è stata chiesta è perché il/la Collega sa che quello non è il suo campo e anche se gli/le sembra di aver definito tutto bene (diagnosi e terapia), cerca una conferma del suo operato (e mi sembra una bella cosa)o di definire il quadro in maniera più completa. Mi sento, anzi, onorato della sua richiesta e contento se riesco a risolvere un problema, per quanto semplice a me possa essere sembrato.
2) Non dico niente al/la Collega a meno che: il/la Collega non sia importante raccontargli un diverso iter mentale che abbia portato alla diagnosi/terapia più corrette o egli/ella mi abbia proprio detto “riguardalo e dimmi se vedi cose che io non ho visto, insomma, che ne pensi?” – In questo caso ne parlo con tutta la delicatezza possibile, soprattutto se la diagnosi iniziale magari è stata cannata in pieno (ma è raro che io veda cose che gli altri non vedono, in DEA)…
3) Per i Colleghi spocchiosi che hanno l’abitudine di fare i saccenti e ne hanno fatto un’arte per tenere sulle spine gli altri, mi tengo da parte le loro più gustose e marchiane coreografiche interpretazioni diagnostico-terapeutiche della Medicina (ho un archivio, per certi casi, in previsione del libro che scriverò quando andrò in pensione…quindi mai) e le tiro fuori davanti a loro e – rarissimamente – quando sono presenti altri Colleghi che sono stati da loro umiliati, in occasione delle loro spocchiosità versus me o gli altri presenti. Vorrei aver fotografato la faccia che hanno fatto alcuni, in passato, quando ho tirato fuori frasi tipo “Ah, grazie di avermelo detto (del mio “errore”)…a proposito, ti ricordi quel paziente che hai mandato a casa l’altro giorno…? Niente di grave, non è successo niente, eh, però…”!!!!!!!!!!!!! 😉
Carissimo Carlo, finché ci divertiremo imparando o impareremo divertendoci (come su questo blog) e le chiacchiere saranno senza malumori…verso l’infinito e oltre.
In ogni caso, se hai personale sufficiente anche come equipe di seconda linea di Medicina d’Urgenza, suppongo che per ricoverare o dimettere un paziente cardiologico sia utile e necessaria comunque la valutazione specialistica, altrimenti potremmo abolire le Scuole di specializzazione e definire una unica figura (Medico Urgentista) che, di volta in volta, potrebbe essere cardiologo, anestesista (no, per legge mi sembra non si possa), pneumologo, oncologo, urologo, nefrologo, radiologo (no, anche questo per legge no)…in fondo basta saper fare una cosa, no? 🙂
In ogni caso, io credo che tutti i medici debbano saper fare gli urgentisti…intendendo l’urgenza nella sua accezione anche estesa al di là dell’ospedale.
Ma per quanto riguarda la Medicina e Chirurgia d’Accettazione e Urgenza, il Pronto Soccorso e il DEA…la parola la dice tutta: “Urgenza”. Infatti, risolta l’urgenza, si deve prima o poi demandare il paziente allo specialista di seconda linea, come viene demandato al Medico di Medicina Generale il paziente che viene poi dimesso dal Reparto (o dal DEA o dall’ambulatorio)…In DEA questo dovrebbe accadere una volta risolta – appunto – l’Urgenza… 🙂
Il paziente con crisi emolitica, per esempio, dopo essere stata (adeguatamente) gestito in urgenza e aver avuto impostati gli esami di primo livello, dovrebbe essere affidato, direttamente dal DEA, in Ospedale o tramite PCAE (Percorsi Clinico Assistenziali Esterni), allo Specialista del caso.
A me piacerebbe essere affidato al Cardiologo (e non dite “dipende”!!!), dopo aver superato l’emergenza-urgenza di un mio sicuro probabile prossimo infarto… 😉
pg63,
oso citarti, perdona l’ardire: “Il pronto Soccorso inquadra, stabilizza, tratta l’urgenza e traccia la diagnostica fondamentale…”. Come si può non essere d’accordo con te?
Reitero: “…poi deve lasciare il passo e tornare al suo…”posto di guardia”…Siamo, come sempre, le Guardie del castello, ahimé, se volevamo essere i Cavalieri dall’armatura scintillante, dobbiamo cambiare area (Cardiologia, Rianimazione, eccetera…”
Si vede che la saga ” Il trono di Spade” in onda su sky o, se preferisci qualcosa di più colto sotto il profilo letterario facciamo pure “Il Signore degli Anelli” (ma ne sarai degno visto che ti credi solo un medico d’urgenza?), ti paiono congeniali.
Ti sfugge la sostanza, cioè non siamo sotto assedio e non ci difendiamo dai malati, li dovremmo curare. Non sono nostri nemici, ci pagano per questo. Di più: se vuoi restare nell’improprio paragone ti manca quel minimo di conoscenze storico-militari per apprezzare la “guardia del castello”. Un oscuro scalcinato giovane capitano di nessuna speranza difese una piazza con poche truppe non addestrate, quasi prive di munizioni e senza chiari ordini dall’alto. Bene: ti risparmio la fatica di indovinare: si chiamava NAPOLEONE…La situazione sopracitata ti ricorda certi turni di PS? Purtroppo non sarai mai emulo di Napoleone non perchè sei privo di intelligenza e di competenza clinica. Ma perchè ti manca l’orgoglio e la consapevolezza di essere un medico d’urgenza, specialista con pari diritti, doveri e dignità rispetto ai colleghi. Pari, non più, non meno!
E ti manca la percezione che al di là dell’urgenza l’ospedale è fatto di prestazioni che nulla hanno a che fare con l’urgenza ma ugualmente importanti e che necessitano di competenze che non abbiamo e non possiamo avere, poichè non siamo “tuttologi”.
Non basta fare la guardia al castello, visto che ti piace tanto il paragone: bisogna farlo vivere e funzionare.
A me piacerebbe essere trattato da un medico preparato, competente ed empatico, al di là delle “etichette”, che si occupi di me come persona e non solo del mio organo-malattia, umile al punto da richiedere il parere (non la prescrizione!) al riguardo del percorso diagnostico terapeutico di un altro collega esperto se lo ritiene opportuno.
Tu, forse, lo saresti, a patto che ti convinca di non essere “figlio di un Dio minore”. Ne guadagnerebbero i pazienti, i colleghi che ti leggono e seguono, specie i più giovani, e tu.
Carissimo PG, ancora una volta concordo in pieno con Carlo e Gianfrancesco. Io sono un medico d’urgenza e come tale devo avere la mia formazione specifica e che altri non hanno e ambire a crescere in questo senso. Sono orgogliosa di esserlo e di potermi occupare delle problematiche dei pazienti che afferiscono al DEA e alla Medicina d’urgenza…anche quando non sono altro che anziani senza assistenza e nessuna urgenza ma hanno solo bisogno che si crei uno specifico percorso per loro e per la loro dignità…poi va bene se sappiamo fare io ritengo di poter fare…eco, centrali, drenaggi toracici, cardioversioni…fanno parte non solo della nostra preparazione e competenza ma alle volte ci aiutano nella pratica clinica o non creano al paziente tempi di attesa impossibili e che fanno perdere tempo e strada allo stesso con rischi maggiori di non riuscita…L’ingresso del castello regola il funzionamento di tutto l’operato che si svolge ne castello e il suo nodo atrioventricolare…io non posseggo un’armatura scintillante ma solo un’usurata larga divisa verdina di cui vado molto fiera!
Per ciò che concerne i rapporti con gli altri specialisti ritengo che ognuno abbia le sue competenze specifiche..ma a me non piaceva l’idea di sapere solo curare un singolo organo mi piaceva l’idea di conoscere il possibile dell’intera persona. Per questo quando ritengo di non avere quelle competenze mi rivolgo allo specialista e parimenti mi capita che lo specialista si rivolga a me quando non ha le competenze.
Per quello che riguarda i colleghi…beh credo che proprio per la difficoltà del nostro lavoro sia necessaria una grande umiltà…questo veramente ritengo che sia essenziale per fare il medico in generale. I libri “neri” li lascio a colleghi che ne hanno bisogno, Mi spiace li ritengo un offesa per chiunque. Io non ho bisogno di richiamare alla mente gli errori altrui e ricordarli…si tratta di averli fatti su una persona che di noi aveva bisogno del medico d’urgenza. Guardo me stessa e mi basta. Se mi viene chiesto un consiglio mi guardo il paziente e poi dico con umiltà cosa ne penso. Sulla dinamica della consegna o dell’errore ho già espresso il mio parere…tutti, soprattutto i più giovani hanno paura e possono sbagliare e noi ne siamo responsabili…detesto solo la superficilità e la falsità…ammettere di non sapere o non saper fare con qualcuno e non sentirsi giudicati vuol dire crescere sia in senso umano che professionale..discutiamo dei casi insieme ma non comportiamoci da giudici privi di possibilità di errore…quante cose anche noi non sappiamo e impariamo ogni giorno…il bello di essere medici d’urgenza!!!!! E nel fondo del tuo animo queste cose sono certe che tu le sai!
Carissimi, forse non è questo il posto giusto, ma almeno il “post” giusto sicuramente sì.
Forse mi sono spiegato male:
1) Io sono contentissimo di essere (stato) Urgentista. Sono grato di essere stato in Chirurgia (e Medicina, ma principalmente Chirurgia) di Accettazione e Urgenza. Sono (stato) fiero di trattare traumi e patologie “internistiche” al meglio delle mie possibilità, sempre cercando di imparare di più e di fare il meglio.
2) Per citare la fantasy, di cui sicuramente qualcuno ne sa più di me, io preferisco essere un soldato piuttosto che un eroe come Frodo, ma si vede che qualcuno preferisce essere un hobbit… Quanto poi paragonarsi a Napoleone, e mamma mia!! Anche io sono presuntuoso, ma per quanto sia basso come lui, non mi ci paragonerei mai (se poi qui c’è un Nobel della Medicina, mi scuso subito!!!!!). Io direi di volare un poco più basso, eh?, ragazzo mio…
3) Cara Marina, ti ringrazio per la tua gentilezza nel dire le cose, lo apprezzo molto. E ti assicuro che non sono ironico, lo apprezzo davvero e devo ammettere che mi hai fatto un pochino vergognare di me. E’ vero, i “libri neri” sono una cosa spiacevole, io preferirei parlare con i Colleghi, ma tipo “briefing” e “de-briefing”, come nei telefilm americani (accidenti, ora chissà che mi sentirò dire da esperti televisivi in materia!!!) e non con pettegolezzi. E magari fare anche riunioni di lavoro, ogni tanto. E non vorrei mai dovermi difendere, come purtroppo talvolta accade (pensa, qualche volta capita di essere aggrediti anche nei post dei blog!!!). Grazie per avermi fatto riflettere.
4) Io credo di essere un moderatamente bravo Medico/Chirurgo di Urgenza…sono capace di fare un po’ di cose e tante altre le devo imparare, le sto imparando e sono contento di impararle. Forse su questo non sono stato chiaro ed è sembrato che disprezzassi il lavoro che faccio. Non è così. Io dico che “faccio” l’Internista ma che “sono” Urgentista (senza disprezzare la Medicina Interna, per carità!!). Reputo l’Urgentista un Medico-Chirurgo (teoricamente) quasi completo, secondo solo, come preparazione (teorica, teorica!!) ad un altro Specialista. Dico solo che dobbiamo calarci nella realtà: i pazienti sono tanti, e complessi, degni di essere valutati anche da altri Specialisti oltre l’Urgentista. Possiamo e dobbiamo fare gli scienziati (nel senso di studiare) fuori dal DEA e applicare poi quello che impariamo, sul campo. Ma dobbiamo essere umili e riconoscere agli (altri)Specialisti il ruolo che spetta loro. In tutta onestà, credo (credo) che un Cardiologo (sempre in teoria), sia più capace di me (e di te e di Carlo e del Collega un po’ intollerante) in tema di patologie cardiovascolari…e quindi affidargli il paziente, una volta stabilizzato, una volta risolta l’Urgenza (che mi sembra un compito bello e non sempre facile), credo sia doveroso, oltre ad essere un gesto di umiltà.
E magari (a meno che i miei gusti televisivi/letterari/eccetera) non siano materia di altre somme disquisizioni da parte di colti medici in materia, riterrei chiusa qui la questione. Sempre ringraziando le persone qui presenti che – alcune in maniera urbana e gentile, altre con modi forse un pochino poco condivisibili – mi hanno fatto e mi fanno riflettere. E cambiare alcune cose del mio modo di pensare.
Per altre cose, ovviamente, sono ancora assolutamente convinto di essere nel giusto 🙂 🙂 🙂
P.S.: io non ritengo dovermi difendere dai pazienti (lavoro per loro), ma da alcune Amministrazioni, statali e locali, invece sì!
E magari anche da alcuni Colleghi.
Buon lavoro!!!!
pg63,
ti eri e ti sei spiegato benissimo. Non sembri invece avere afferrato il senso delle mie critiche feroci, non a te ma alle convinzioni che ripetutamente hai postato su questo blog. Volare basso sembra essere la cifra del tuo pensare e agire come medico d’urgenza e non lo condivido. Questo ti contesto e continuerò a farlo consapevole che la più alta forma di sapienza è sapere di non sapere. Volare basso e l’umiltà che tanto predichi a sproposito, a dispetto della tua ammissione di essere presuntuoso, sono due cose molto diverse. La prima fa rima con paura, insicurezza, la seconda con la consapevolezza dei propri limiti e il quotidiano desiderio di dare il meglio di sè ogni giorno anche se spesso non ci si riesce. Frodo, un semplice e umile hobbit, l’antieroe per eccellenza, ha molto da insegnarci, purchè ci si voglia davvero confrontare con un simile “gigante”. Il “Signore degli Anelli” è una lettura umilmente istruttiva.
Nessuno si è mai paragonato a Napoleone, rileggi pure.
Mi definisci intollerante perchè non la penso come te e lo dico senza mezzi termini: non ti pare di essere tu l’intollerante?
“Teoricamente” siamo, per carità, “quasi” alla pari con gli altri specialisti: questa la tua conclusione. Non concordo, nella teoria e nella pratica; questa è un affermazione gravida di conseguenze negative per i pazienti, per i nostri DEA/PS e per noi che tutti giorni facciamo questo mestiere.
Ti definisci moderatamente bravo come medico d’urgenza, prendo per buona la tua affermazione: certi tuoi commenti clinici sono appropriati e condivisibili.
Saresti a mio modo di vedere un medico d’urgenza ancora migliore se fossi davvero convinto di avere esattamente la stessa dignità degli altri specialisti, in teoria e in pratica, senza per questo perdere per strada l’umiltà.
Se devi dedicare energie a difenderti da un “ragazzo”, ti ringrazio per avermi tolto qualche anno, vuol dire che le idee non hanno età e l’intelligenza non è proporzionale all’anzianità…
Alla prossima!
Pg grazie per le tue parole lo so che erano sincere…il mio commento sui libri neri era calato in tante realtà che ho visto…noi non ne abbiamo bisogno, tutti sbagliano, tutti hanno da imparare…di norma chi lavora in DEA può anche sbagliare di più…ma mia nonna diceva chi più fa più sbaglia…quindi aboliamo i libri neri. Io un Hobbit se l’avessi incontrato l’avrei sposato subito…piccolo pauroso e coraggioso. Quanto a Napoleone sarebbe stato un grande medico d’urgenza fino a quando ha perso la sua umiltà ed intelligenza e là è stata la sua fine. Siamo specialisti a pari dignità, se sappiamo facciamo, se nel nostro gruppo qualcuno ha le competenze che noi non abbiamo chiediamo…la’ dove non possiamo e non sappiamo chiediamo. Non è sempre detto che otterremo la rispost giusta..l’impressione clinica del colpo d’occhio è nostra e il paziente è comunque nostro e ne rispondiamo in prima persona… e nessun consulenze ci potrà convincere di cose di cui noi in prima persona non siamo convinti. Ma noi sappiamo chi siamo e dove andiamo? Se qualcuno ci dice dimettilo…o non ricoverarlo questo per noi è sufficiente?…PG non posso credere che tu lo pensi. Se sei tu che hai in carico quella persona i suoi bisogni umani, di salute e la sua dignità…sei tu che lo proteggi a dispetto di ogni specialista sei tu la sua guardia del corpo. Un abbraccio.
Cara Marina, ti vorrei porre, in forme diverse, una domanda, un caso clinico:
– Paziente torna da Paese Tropicale con febbre. I medici DEA generalmente non sono in grado di leggere uno striscio e goccia spessa per malaria. Chiederesti, tu, una valutazione parassitologica/infettivologica o meglio ancora, tropicalistica, in questo caso?
Il Parassitologo/Tropicalista legge il vetrino e ti dice “al momento non vi è evidenza di parassita malarico; a mio parere il paziente ha una broncopatia febbrile. Io lo dimetterei e ricontrollerei striscio e goccia spessa ogni giorno, in caso di febbre. Ma stanotte lo dimetterei al domicilio”.
Tu diresti “io non sono convinta, secondo me ha la malaria e lo ricovero?”
Ecco, io non dimetto solo perché me lo dice lo specialista; lo specialista (consulente) aiuta a definire una diagnosi e mi fornisce elementi per aiutare il mio paziente, aldilà della urgenza.
– In caso di sospetto di angina, tu ricoveri il paziente o chiedi una valutazione cardiologica?
– In caso di verosimile emicrania con aura, ma con disfasia, tu dimetti o chiedi una valutazione al consulente neurologo?
– In caso di insufficienza renale di primo riscontro, dopo aver corretto gli eventuali problemi bioumorali, chiedi una valutazione nefrologica?
Se la risposta a tutte queste domande è “no”, allora i vostri specialisti non sono MAI chiamati in consulenza; a questo punto mi cospargerò il capo di cenere e tornerò sui libri (ogni giorno torno sui libri, ma hai capito cosa intendo…)
Ma se in uno di questi casi la risposta fosse “sì”, e tu avessi chiamato il consulente in qualche caso, allora vorrebbe dire che sei d’accordo con me, che lo specialista consulente è utile e necessario (e a volte indispensabili) e che io non proteggo una persona “a dispetto” del consulente, ma con il suo aiuto. Io faccio il consulente, in ospedale, e ti assicuro, credo di essere un ausilio, non un “dispetto”, e non credo di togliere nulla alla competenza degli Internisti (Urologi, Neurologi, Ortopedici, Rianimatori, Otorini) i quali, con l’umiltà necessaria nel nostro lavoro, non si sentono sminuiti nel seguire le mie indicazioni; e seguirle non significa accettarle pedissequamente, ma discuterle, interpretarle nell’ottica della complessità del singolo paziente e talvolta non poterle accettare completamente per vari motivi. Lo specialista consulente interagisce col clinico che chiede la consulenza, non “comanda”.
Non parlavo degli Hobbit in genere, ma di Frodo, che io reputo un incosciente sprovveduto. Il suo compagno ha salvato la Terra di Mezzo, non lui, come si vede chiaramente nelle ultime scene dell’ultimo film (e come si evince dal libro).
Napoleone è stato un grande, ma io preferisco citare Semmelweiss o Socrate…anche loro è stato osteggiato e condannati. Magari io fossi come loro!!! E, con tutto il rispetto, per quanto io sia presuntuoso, non mi pongo al loro livello (come fanno, invece, altri), anche se ambisco a tale levatura e auspico di arrivarci (ah ah ah!!!!).
Un abbraccio forte forte!!
Oddio, quasi dimenticavo!!
Un’ultima cosa. Io non credo che il paziente sia “nostro” o “tuo” o “loro”… Io credo che il paziente non appartenga a un singolo medico o a una singola area medica, ma che ognuno di noi debba dare il suo apporto per aiutarlo. Se un consulente vedesse l’Urgentista che fa una cavolata (e talvolta – ahimè – succede), be’ , sarebbe suo dovere intervenire, perché il paziente non è “dell’Urgentista”…E spero proprio che ciò si verifichi sempre, perché l’Urgentista che fa la cavolata potrei essere io…
Io temo che continuerò a chiamare gli Specialisti, quando lo riterrò il caso, discuterò con loro e sarà un piacere e un onore avvalermi della loro competenza. Perché io non so – non posso sapere – tutto (sono eccezionale, meraviglioso, bravissimo e anche bello, ma fino a un certo punto).
Io dimetto o ricovero e metto la mia faccia (!) e la mia firma. Purtroppo posso commettere degli errori (prego il Dr. Guariniello di non tener conto di quest’ultima affermazione), ma la responsabilità finale è stata, è e sarà solo mia.
Ma non sono onnipotente solo perché sono “l’Urgentista” (ehi, potrebbe essere un bel titolo per un libro o per un film).
Con un sacco di simpatia e ringraziandoti per i toni garbati che hai, ti mando un abbraccio forte…noi “meridionali” siamo espansivi, è vero, ma l’abbraccio, la stima e la simpatia sono sinceri.
Spero che Carlo non se ne abbia a male se approfittiamo di questo post per scambiarci opinioni e pareri non strettamente legati all’argomento…ma sono certo di no. 🙂 🙂
Fammi sapere che ne pensi delle mie domande che ho posto ottomila righe sopra :-))))
Accidenti, un’ultima (lo giuro) cosa:
L’Urgentista è alla pari degli altri Colleghi, chiedo scusa se le mie parole non sono state chiare.
Scrivere non è lo stesso che parlarsi “de visu”. In ogni caso, se si “perde” tempo a scrivere su un blog medico, vuol dire che si ha a cuore il proprio lavoro. Per quanto sia poco, vi faccio le mie congratulazioni perché – sempre a mio parere – date mostra di essere validi Colleghi, ed è un piacere anche l’essere (un po’, eh….non esageriamo, mi raccomando!!) criticato da voi. Terrò nota dei vostri appunti, sappiatelo. Solo se si è aperti alle critiche si può migliorare…ed io spero di migliorare. Grazie anche solo per aver discusso. Buon lavoro.
Questo è il post che ha avuto il maggior numero di commenti e questo è un fatto sicuramente apprezzabile per un blog.
E’ evidente che sono emerse sin dall’inizio idee diverse su quello che sia il nostro ruolo di medici che operano in pronto soccorso o comunque nel campo dell’emergenza.. Il chi fa cosa però non è lo stesso a seconda che ci si trovi a Chivasso, Pinerolo, Borgosesia o al Mauriziano di Torino, solo per citare il luogo di lavoro di coloro che sono intervenuti nella discussione.
Ho la fortuna di conoscere tutti e penso di poter affermare che alla fine il modo di lavorare non sia molto diverso; quello che cambia è l’idea che ognuno ha del suo ruolo. In questo non c’è dubbio il mio punto di vista è più vicino a quello di Marina e Gianfrancesco che non a quello di Piergiorgio. L’idea che mi sono fatto in questi anni e che il lavoro che facciamo può essere gratificante solo se lo sentiamo come nostro, se siamo gratificati dal saper fare le cose che servono al momento giusto e spero che col tempo questo modello si possa affermare.Il blog anche questo scopo, diffondere una certa cultura dell’emergenza fatta da chi si trova tutti i giorni di fronte a problemi concreti da risolvere, nel rispetto delle opinioni di tutti.
Continuare a discuterne in modo pacato non può che farci bene.
Però non avete risposto alle mie domande… 😉 Scherzoscherzoscherzo….
Mi hanno chiesto di mettere il mio nome….Carlo, so che non avresti mai pensato che pg63 ero io, se non te lo avessi detto…
Sicuramente condivido l’osservazione che “parliamo troppo”, e qualche volta a sproposito, denigrando l’operato di chi viene prima o dopo. E’ un comportamento peraltro contrario alla deontologia che forse pero’ trae le mosse dalla situazione in cui spesso ci troviamo e cioè che i soccorritori ci vedano come il terminale su cui scaricare la “patata bollente” mentre i colleghi dei reparti, che già pregustavano magari di dedicarsi ad un appassionante torneo di Sudoku durante il turno (scherzo ovviamente), ci vedano come dei piantagrane incompetenti che per qualche arcana maledizione sono in grado di fabbricare pazienti dal nulla.
Ho trovato equilibrati tutti i Vostri commenti. Evitare molte critiche fastidiose, davanti ai pazienti e infermieri, dipende dall’ambiente più o meno cordiale che si riesce a costruire fra colleghi. Anche quello è un lavoro da fare. Il mio capo, parlando non di critiche ma di calunnie che volavano a stormo in un certo ambientino, mi diceva: “Qui bisogna fare il massimo per evitarle ma le calunnie sono pane quotidiano, devi imparare a prenderle e a darle! Solo così, se farai come loro, ti accetteranno nel gruppo!”
Egregio Dr. D’Apuzzo seguo con reale interesse la Sua rubrica.
La trovo piena di interessanti spunti ed inoltre svolge egregiamente anche un’attività di divulgazione medica molto interessante. Vengo al mio commento. Premetto sono un avvocato napoletano che l’anno venturo-si spera!- intrapenderà il suo secondo cursus studiorum in medicina.
La medicina mi affascina e sebbene conosco gli innumerevoli sacrifici cui andrò incontro mi lancio con entusiasmo verso un corso di studi che mi renderà, forse, medico-avvocato o avvocato-medico faccia Lei!
Mi occupo prevalentemente di responsabilità medico-professionale e trovo, me lo lasci dire, piuttosto “fuorviante” la piccola chiosa del suo articolo in cui riferisce che da eventuali disaccordi diagnostici fra medici o ironiche “battute” tutti vengano a essere danneggiati tranne gli avvocati che ci guadagnerebbero.Suppongo per via di uno stimolo ai pazienti ad intraprendere cause di malpractice! Io e la generalità dei mie colleghi ( fatte le debite eccezioni, che sempre esistono) non aizza i pazienti contro i medici, anzi…tutta la moderna legislazione, compresa la necessità di attuare una mediazione, tende a scoraggiare le cause non ad aumentarle. ( Fra l’altro, il piu’ delle volte, tentando di escludere anche gli avvocati da questo processo di mediazione,ma questo è un altro problema!). Le cause del’aumentata richiesta di risarcimento danni alle strutture sanitarie forse non dipenderanno dalla eccessiva burocratizzazione della medicina?; dalla mancanza di compliance medico-paziente?; dalla cronica incapacità di tornare al rapporto medico- paziente come era un tempo? ; dalla diffusione delle notizie mediche attraverso il web: ognuno si sente un medico abilitato a fare diagnosi, a prescrivere terapie e a contestare le opinioni dei medici sol perchè “crede” di aver capito una malattia o una terapia per quattro righe lette sul internet? Domande curiose di un futuro apprendista della medicina.Quando i clienti vengono in studio per intraprendere una causa contro una struttura sanitaria li sento arrabbiati, a volte piu’ che con l’esito infausto del decorso della patologia, con il modo con il quale sono stati trattati.
Le ragioni dell’aumento di casi di malpractice, quindi, non dipendono dagli avvocati che aizzano i medici per guadagnarci, bensì da inestricabili fattori storici, sociali e culturali…
Mi permetta, a chi ne sia interessato, di suggerire due letture:
E. SHORTER: La tormentata storia del rapporto medico-paziente;
B. LOWN: La perduta arte di guarire
P.S.: Se puo’ esserLe di conforto la tendenza a speculare, da parte dei cittadini, sui liberi professionisti dilaga: oramai si è aperta una nuova stagione di cause per responsabilità professionale contro gli avvocati ( in aumento esponenziale.).
PP.SS.: Si rassereni, i pazienti non solo giungono in P.S. con un’autodiagnosi e pretendono di interferire con l’atto medico ( cosa obbrobriosa, oltre che pericolosa); anche dagli avvocati, prima del consulto, vengono muniti di nozioni di diritto e richiami a sentenze della giurisprudenza e pretendono di poter impostare o fare una causa!
Voi medici siete in buona compagnia di noi avvocati, mi creda.
Cordialmente Avv. Ciro
Avvocato,
il suo commento mi offre l’occasione di fare alcune precisazioni importanti.
– Il blog non ha alcuno scopo di divulgazione scientifica come è chiaramente esplicitato nella sezione about http://empills.com/about/ ,ma solo di condivisione di idee ed esperienze tra operatori nell’ambito sanitario, qualsiasi sia il loro ruolo, anche se è implicito che questo comporti poi anche una ricaduta sulla (in)formazione degli operatori stessi. Il destinatario non è mai comunque il paziente che deve sempre fare riferimento per ogni consiglio medico al proprio medico di fiducia.
– La chiosa finale può non far piacere a un avvocato che, come lei, si occupa di malpractice,ma ha una sua realtà ed è spesso citata in convegni e simposi dai medici legali e dai magistrati come uno degli elementi, certo non il solo, che inducono i pazienti o i parenti dei pazienti ad intentare le cause contro i medici.
Questo ovviamente non va letto come un suggerimento a tenere atteggiamenti corporativistici e omertosi con il solo scopo della difesa professionale, ma invece come un tentativo di rasserenare gli animi cercando di fare il meglio per il paziente.
Concordo con lei che molte denunce dipendono dal rapporto conflittuale che si è instaurato durante le relazione medico paziente, molto, non tutto. Il rapporto medico paziente è cambiato e sta cambiando, così come quello con altre figure professionali.
La possibilità di accedere a risorse peculiari di una certa professione da parte dei non cultori della materia attraverso internet la vedo come un modo per arricchire il rapporto, anche se è fondamentale che di questo rapporto siano chiari sin dall’inizio i ruoli. Ai nostri giorni, al di fuori dell’ambito della vera emergenza, il medico non decide ma propone un percorso diagnostico-terapeutico che va sempre condiviso con il paziente, anche se è indubbio che questo rapporto è raramente veramente paritario.
– Concludo precisando che in nessuna parte del post viene detto che l’aumento delle cause di malpractice contro i medici dipenda dagli avvocati, anche se è indubbio che quello sia il loro lavoro e il lavoro, soprattutto di questi tempi, non va mai rifiutato. Si può forse imputare agli avvocati divorzisti l’aumento di separazioni e divorzi che succedono nel nostro paese? Un saluto.