martedì 26 Settembre 2023

Copeptina anche nell’ESA?

La copeptina, che rappresenta la parte C terminale del precursore della arginina-vasopressina,è da qualche tempo studiata in diverse condizioni cliniche tra cui la sindrome coronarica acuta, l’ictus ed il trauma.
In particolare il suo studio sta destando grande interesse come marcatore nelle fasi precoci dell’infarto miocardico, ma può avere un ruolo come marcatore prognostico anche in altre condizioni critiche come l’emorragia subaracnoidea?

A questa domanda ha cercato di dare una risposta un gruppo di ricercatori dell’ospedale della provincia di  Zhejiang in Cina  che hanno condotto uno studio pubblicato nel dicembre 2011 su Critical Care : Detection of copeptin in peripheral blood of patients with aneurysmal subarachnoid hemorrhage. Vediamo cosa hanno scoperto.

Lo studio

Nel periodo compreso tra luglio 2008 e marzo 2010 sono stati studiati  303 pazienti affetti da emorragia subaracnoidea (ESA) conseguente ad aneurisma cerebrale diagnosticato mediante angio-TC con o senza sottrazione digitale di immagini e sottoposti a trattamento chirurgico o di embolizzazione nelle 48 ore successive al ricovero.

Il gruppo di controllo era costituito da 150 pazienti omologhi per età e sesso con normali risultati alla RMN cerebrale e senza fattori di rischio vascolare.

Criteri di esclusione sono stati: l’età inferiore a 18 anni, precedente trauma cranico, ictus ischemico o emorragico, l’uso di anticoagulanti o antiaggreganti, la presenza di malattie sistemiche quali  insufficienza renale, diabete, ipertensione, cardiopatie o pneumopatie, cirrosi epatica.

La determinazione della copeptina plasmatica venne eseguita all’ingresso dello studio nel gruppo controllo e al momento del ricovero nei pazienti colpiti da ESA.

Ogni episodio di vasospasmo cerebrale, definito come la comparsa di un nuovo deficit focale o come un deterioramento di almeno 2 punti della GCS, è stato documentato mediante angio-TC prima ed esame angiografico dopo e trattato con somministrazione intrarteriosa di Nimodipina oppure, come seconda scelta, mediante angioplastica.

I pazienti sono stati seguiti per 1 anno dopo l’episodio di emorragia subaracnoidea o sino al decesso.

End-points primari sono stati la mortalità entro il primo anno o quella intraospedaliera, quelli secondari il vasospasmo cerebrale e l’outcome funzionale definito mediante la Glasgow Outcome Scale.

Risultati

La concentrazione plasmatica di copeptina è risultata essere:
– superiore in modo statisticamente significativo nei pazienti affetti da ESA rispetto ai controlli
– un fattore predittivo indipendente di sfavorevole outcome funzionale, vasospsamo cerebrale, mortalità intraospedaliera ed a 1 anno.

Conclusioni

Gli autori dello studio concludono affermando che, in base ai risultati del loro lavoro, il dosaggio plasmatico della copeptina può rappresentare un strumento prognostico complementare nella valutazione dei pazienti con emorragia subaracnoidea e aneurisma cerebrale.

Considerazioni finali

Come in più occasioni ho avuto modo di dire, credo che vi sia da parte nostra il profondo desiderio di semplificare e di ottenere dati misurabili per stabilire diagnosi e prognosi delle malattie.

Questo in linea teorica non è sbagliato, ma raramente si verifica nella realtà di tutti giorni. Questa prudenza, d’altra parte, non ci deve indurre a guardare con scetticismo e superficialità quanto di nuovo e positivo ci viene dalla ricerca.

Un’ ultima considerazione: nel tentativo di evitare che fattori confondenti potessero “contaminare” i risultati dello studio, sono stati esclusi pazienti affetti da patologie piuttosto comuni  che invece possono essere presenti nella popolazione a maggior rischio di emorragia subaracnoidea da aneurisma cerebrale quali donne di età compresa tra 40 e 60 anni.
Ulteriori studi probabilmente ci aiuteranno a dirimere questo ed altri dubbi.

Interessato come sempre a sentire il  vostro punto di vista in particolare di neurologi , neurochirurghi e radiologi interventisiti.

Carlo D'Apuzzo
Carlo D'Apuzzo
Ideatore e coordinatore di questo blog | Medico d'urgenza in quiescenza | Former consultant in Acute Medicine | Specialista in medicina interna indirizzo medicina d’urgenza e in malattie dell’apparato respiratorio | #FOAMed supporter

1 commento

  1. Mi spiace, continuo a credere poco ai biomarcatori nella diagnosi e prognosi di molte malattie e in questo caso specifico non so cosa ci possa dire di più rispetto al dato clinico ed a tutti i fattori prognostici già noti.
    Peraltro in un periodo di vacche magre per la Sanità bisogna evitare spese che cambiano poco il nostro approccio clinico.
    Sono a favore di esami che possano modificare in modo significativo la gestione clinica del paziente e questo non mi sembra che sia in grado di farlo.
    Rimanendo sempre attenti a reali novità che arrivano dalla ricerca…

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

dal nostro archivio

I più letti