Credo che siamo tutti d’accordo nel dire che il nostro è un lavoro difficile e che le decisioni che prendiamo ogni giorno sono frutto di un ragionamento complesso. Per questo , siamo alla costante ricerca del test magico, che ci guidi nelle nostre scelte portandoci nella direzione giusta, senza troppi patemi.
Cosi, molti sicuramente hanno salutato con entusiasmo l’introduzione della pratica clinica del peptide natriuretico come marcatore di scompenso cardiaco nei pazienti con dispnea acuta
Numerosi studi hanno enfatizzato l’utilità del BNP o del NT pro BNP nella diagnosi di scompenso cardiaco e, d’altro canto, sopratutto nella popolazione anziana una quota consistente dei pazienti che si presenta in pronto soccorso ha una dispnea la cui genesi è mista : cardiaca e respiratoria. Dobbiamo quindi eseguire a tutti il dosaggio del BNP al fine di identificare la quota di pazienti in cui lo scompenso cardiaco non risulta immediatamente evidente, ma suscettibile di un trattamento mirato?
A questa domanda cerca di dare una risposta la metanalisi pubblicata nell’ultimo numero dell’ American Journal of Emergency Medicine.
Gli autori hanno esaminato 4 trials per complessivi 2041 pazienti che si erano presentati in DEA con dispnea acuta. Obiettivo della metanalisi valutare quanto la determinazione del BNP o de l NT-proBNP fosse in grado di influenzare:
- la percentuale di ammissioni in ospedale
- il tempo di dimissione dall’ospedale, sia per i pazienti ricoverati che per quelli dimessi dal PS
- la durata del ricovero ospedaliero
- la mortalità a 30 giorni
- a percentuale di riammissioni in ospedale a 30 giorni
- i costi complessivi