Giulia ha 4 anni e arriva in Pronto Soccorso in braccio ai propri genitori, anzi direi proprio avvolta e nascosta da loro! Pare abbia un forte dolore al polso, ma è impossibile avvicinarsi a lei! Le strilla e le urla di paura rendono infattibile anche il triage, poco dopo scoppia in un pianto liberatorio…
Per fortuna arriva Nicolò…
Nicolò è quell’infermiere che con i bambini ci sa proprio fare! Con il suo modo di fare cattura l’attenzione dei bambini e così, anche Giulia è conquistata!…ma come fa?
Un interessante articolo è stato pubblicato recentemente sul Journal of Emergency Nursing; gli autori, hanno effettuato una revisione sistematica della letteratura, per quanto riguarda le tecniche non farmacologiche di gestione del dolore nel bambino nei dipartimenti di emergenza.
Perché dobbiamo affrontare questo argomento?
Circa un terzo dei pazienti visitati in pronto soccorso sono bambini e adolescenti. Il 70% dei pazienti si presenta al pronto soccorso a causa di dolore e/o deve essere sottoposto a procedure dolorose.
L’ambiente frenetico e rumoroso, associato ad un personale poco abituato alla cura dei pazienti pediatrici, rende il PS un luogo unico per trattare i bambini con dolore. Questo comporta una grande sfida per il paziente, la famiglia e gli operatori sanitari.
Nonostante esistano una notevole quantità di tecniche farmacologiche, per quanto riguarda gli interventi non farmacologici non è ben noto quali siano e non sempre fanno parte della cura quotidiana dei pazienti.
INTRODUZIONE: panoramica della gestione non farmacologica del dolore
Gestione non farmacologica del dolore è un termine ampio e comprende tutti gli interventi che non utilizzano metodi farmacologici.
Questi tipi di interventi comprendono approcci cognitivo-comportamentali e fisici. Approcci cognitivo-comportamentali mirano a coinvolgere attivamente i bambini e aiutarli a riorientare la loro attenzione lontano da procedure spaventose e dolorose. Esempi di interventi cognitivo-comportamentali includono: la musica, l’immaginazione guidata, la distrazione, l’ipnosi, alcune tecniche di rilassamento e la respirazione controllata. Tecniche fisiche comprendono ad esempio l’applicazione locale di caldo e freddo, massaggi, carezze, immobilizzazione fino all’agopuntura.
Gli interventi non farmacologici hanno l’obiettivo di diminuire la paura, ridurre il disagio e il dolore, per dare ai bambini un senso di controllo. Gli approcci sia fisico sia cognitivo-comportamentali sono essenziali per fornire un ambiente confortevole per il bambino.
OBIETTIVO:
Lo scopo di questa revisione sistematica della letteratura è stato quello di affrontare la seguente domanda:
Quali interventi non farmacologici si utilizzano nei dipartimenti di emergenza per la gestione del dolore nei bambini?
METODI:
Sono stati consultati articoli su CINAHL, PubMed, e il database Cochrane, pubblicati tra il 1 Gennaio 1995 e il 1 Dicembre 2010. Tutti gli articoli di ricerca comprendevano interventi non farmacologici con bambini di età compresa tra 0 e 18 anni nei dipartimenti di emergenza. La ricerca ha prodotto un totale di 1.354 articoli ma solo 14 articoli soddisfacevano i criteri di inclusione / esclusione.
RISULTATI:
La distrazione è stato l’intervento più utilizzato durante procedure dolorose, ma i risultati sono stati eterogenei. Diversi studi descrittivi hanno indicato la distrazione utile per diminuire il dolore o il disagio nei bambini sottoposti a procedure; in particolare utilizzando scatole contenenti giocattoli appropriati all’età del paziente, si riduceva la necessità di utilizzare farmaci per il controllo del dolore.
Uno studio ha mostrato che tra le tecniche di distrazione anche la presenza dei familiari durante la riparazione di ferite era molto utile.
Per quanto riguarda l’uso di saccarosio i risultati sono contrastanti. In un’analisi di neonati di età compresa tra 1 e 30 giorni, quelli che ricevono saccarosio erano significativamente meno propensi a piangere durante la procedura (prelievo venoso e cateterismo vescicale). I bambini con più di 30 giorni di età non hanno mostrato alcuna differenza tra i gruppi di controllo. Precedenti studi hanno dimostrato che i neonati a cui è stato dato saccarosio orale hanno pianto di meno e hanno avuto una risposta comportamentale al dolore diminuita rispetto a bambini che hanno ricevuto un placebo durante le procedure.
Uno studio ha confrontato l’uso del saccarosio, placebo, e l’uso del ciuccio. Hanno trovato che il saccarosio è più efficace rispetto al placebo e ciuccio rispetto al non ciuccio. Il gruppo ciuccio ha mostrato un cambiamento clinicamente significativo nel punteggio FLACC (Face, Legs, Activity, Cry, Consolability) e il pianto è stato significativamente ridotto con l’uso del ciuccio versus nessun uso del ciuccio.
Un unico studio ha esaminato l’effetto dell’applicazione di ghiaccio localmente prima del prelievo venoso. I risultati hanno mostrato che l’applicazione di una borsa di ghiaccio 3 minuti prima della procedura ha prodotto una significativa diminuzione del dolore.
Infine, per alcuni autori, anche la posizione dei bambini rispetto ai genitori sembra essere importante; alcuni autori consigliano e il posizionamento verticale (seduto) del figlio rispetto al posizionamento tradizionale supino, durante l’inserimento di una cannula venosa.
Garantendo la presenza e la partecipazione dei genitori, le procedure mediche erano vissute con meno stress, ed erano più soddisfatti del trattamento ricevuto.
DISCUSSIONE DEI RISULTATI:
Ulteriori ricerche sono necessarie per esplorare ulteriormente i benefici che i bambini possono ricevere dall’uso di tecniche non farmacologiche.
Sebbene gli studi diano a volte risultati diversi, è evidente che alcuni interventi riducano il dolore e l’ansia.
Non sono stati segnalati risultati negativi o “effetti collaterali”all’utilizzo delle stesse, inoltre, gli interventi non farmacologici possono essere implementati in modo indipendente con poco costo.
CONCLUSIONI:
Gli interventi non farmacologici sono una parte essenziale della cura dei bambini in reparti di emergenza e dovrebbero essere incorporati nella pratica clinica, insieme al trattamento farmacologico (o da solo, in base alla valutazione del bambino).
Gli infermieri possono eseguire in modo indipendente queste pratiche e incoraggiare componenti della famiglia a partecipare attivamente.
Ulteriori ricerche sono necessarie per identificare le barriere ambientali e organizzative che ostacolano l’attuazione di interventi non farmacologici nella routine di cura.
CONSIDERAZIONI PERSONALI:
Sono sicuro che chiunque di voi che conosce ed ha utilizzato queste tecniche mi direbbe…” Bravo hai scoperto l’acqua calda..!”
Questo studio, non vuole essere presentato come una scoperta straordinaria; l’obiettivo del mio post vuole essere quello di sensibilizzare gli operatori ed in particolare gli infermieri rispetto a questo aspetto dell’assistenza!
Gli infermieri infatti, possono implementare in modo indipendente queste pratiche e devono incoraggiare componenti della famiglia a partecipare attivamente.
Da questo studio è emerso che il ruolo dell’infermiere di PS nella gestione del dolore è sicuramente importante nella fase di valutazione. Fondamentale per gli infermieri è conoscere le scale di valutazione del dolore.
Imparare a valutare e monitorare il dolore come un parametro, con la stessa attenzione che si presta alla pressione arteriosa, alla frequenza cardiaca, alla temperatura corporea, alla frequenza respiratoria di una persona, rappresenta un passo importantissimo nella presa in carico globale del paziente.
Associare il trattamento farmacologico con quello non farmacologico…ricorda, farmaci si, ma non solo!
p.s. anche un semplice guanto può diventare un simpatico gioco!(vedi foto)
Vincenzo Peloponneso, Infermiere Pronto Soccorso – Cuneo (account Twitter: @vinpel)
BIBLIOGRAFIA:
Wente SJ. Nonpharmacologic pediatric pain management in emergency departments: a systematic review of the literature. J Emerg Nurs.2013 Mar;39(2):140-50.