mercoledì 29 Novembre 2023

Epatite alcolica acuta: niente di nuovo sotto il sole

L’epatite alcolica acuta è una malattia molto grave che continua ad avere, nonostante un trattamento ottimale, una mortalità a 6 mesi del 35%. L’effetto tossico dell’alcol sarebbe secondario allo sviluppo  di citochine dell’infiammazione, di ossidanti e al depauperamento del glutatione mitocondriale, uno dei principali antiossidanti naturali presenti nell’organismo. La terapia standard è rappresentata dal trattamento steroideo che svolgerebbe la sua azione proprio grazie al suo effetto antinfiammatorio. Sull’ultimo numero del New England Journal of Medicine è stato pubblicato uno studio che ha valutato se l’associazione con un antiossidante come la N-Acetilcisteina (NAC) era in grado di migliorare la prognosi.

Lo studio, multicentrico e randomizzato, è stato eseguito in 11 ospedali universitari francesi dal 2004 al 2009, ed ha messo a confronto in 174 pazienti il trattamento con prednisolone alla dose di 40 mg al giorno per 28 giorni e l’associazione di quest’ultimo con N-Acetilcisteina secondo uno protocollo definito ( simile a quello che utilizziamo per l’intossicazione da paracetamolo o da amatossine) per complessivi 5 giorni.

Tutti i pazienti, che dichiaravano un’ assunzione giornaliera di alcol  superiore ai 50 grammi die nei tre mesi precedenti l’arruolamento, vennero sottoposti a biopsia epatica  e a valutazione prognostica attraverso gli scores di Child-Pugh e Maddrey. Vennero loro inoltre somministrati  i questionari AUDIT e CAGE al fine valutare l’alcol dipendenza.
Criteri di esclusione, oltre a patologie epatiche quali infezioni, sindrome epatorenale, deficit di alfa1 antitripsina,, anche malattie avanzate interessanti altri organi e apparati.
L’outcome primario era rappresentato dalla mortalità a 6 mesi.
Quali sono stati i risultati?
Nonostante una riduzione della mortalità statisticamente significativa ad 1 mese nei pazienti in cui veniva associata la NAC al trattamento steroideo, la riduzione della mortalità a 6 mesi non raggiungeva la significatività. Una spiegazione di questo comportamento potrebbe essere legata al fatto che la NAC sarebbe in grado di ridurre l’incidenza di sindrome epatorenale.
Un commento personale:
una patologia con una prognosi così severa merita ovviamente ogni sforzo per cercare di migliorarla. E’ possibile che l’utilizzo di altri schemi posologici potrebbe far arrivare a questi risultati, come anche suggerito dagli stessi autori.. Credo di essere banale aggiungendo che ogni sforzo doverebbe esser fatto per cercare di  impedire che i pazienti arrivino ad avere l’epatite alcolica lavorando sulla prevenzione.
Carlo D'Apuzzo
Carlo D'Apuzzo
Ideatore e coordinatore di questo blog | Medico d'urgenza in quiescenza | Former consultant in Acute Medicine | Specialista in medicina interna indirizzo medicina d’urgenza e in malattie dell’apparato respiratorio | #FOAMed supporter

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