mercoledì 22 Gennaio 2025

Farmaco-bezoari e l’illusione della lavanda gastrica

La lavanda gastrica viene comunemente eseguita in pronto soccorso, il più delle volte supportata dalle raccomandazioni del centro antiveleni. Come già trattato nel post “Lavanda gastrica? No grazie“[1] le evidenze scarseggiano, poiché in campo tossicologico è difficile produrre studi rigorosi che assicurino risultati generalizzabili. Inoltre non vi è accordo sul tempo limite entro il quale la procedura è efficace, poiché lo svuotamento gastrico è influenzato da numerosi fattori (cibo, farmaci assunti, patologie come il diabete, pregressi interventi chirurgici).

D’altro canto è però esperienza comune la soddisfazione di aspirare grosse quantità di compresse, magari a oltre due ore dall’assunzione. E se anche il singolo caso clinico non viene poi pubblicato su riviste prestigiose, appare evidente il beneficio fornito al paziente.

Come ogni procedura in urgenza è fondamentale seguire scrupolosamente le indicazioni:

Procedura lavanda gastrica – Centro Antiveleni di Pavia (PDF) [2]

Buona norma è proseguire la lavanda fino a quando fuoriesce liquido chiaro e limpido, privo di residui solidi.

Tuttavia esiste la possibilità di una temibile insidia chiamata “farmaco-bezoari”.

Farmaco-bezoari

Questa tipologia di bezoari consiste in blocchi di farmaci indigeriti, in forma più o meno solida, che non sono aspirabili con le sonde da lavanda gastrica [3]. Il rischio è ovviamente quello di sentirsi rassicurati dalla fuoriuscita di liquido limpido, mentre il farmaco-bezoari rimane nello stomaco, contente ingenti quantità di principio attivo che viene poi rilasciato nelle ore e nei giorni successivi. Quando magari il paziente si trova in psichiatria o a domicilio.

I fattori che predispongono alla formazione del farmaco-bezoari sono:

  • Alto numero di compresse ingerite
  • Rallentato svuotamento gastrico
  • Forme farmaceutiche a rilascio prolungato. Il rivestimento presenta un materiale polimerico (ad esempio acetato di cellulosa) che permette alle compresse di aggregarsi nello stomaco, formando corpi di dimensioni nettamente superiori alle fessure presenti sul sondino naso-gastrico da gastrolusi. Questa formazioni possono sia ostruire il lume, sia rilasciare principio attivo nei giorni successivi.

I casi descrittti in letteratura sono molteplici:

  • Un farmaco-bezoari di venlafaxina, con convulsioni e arresto respiratorio dodici ore dopo il ricovero in reparto. La gastroscopia mostra una massa gelatinosa a rivestire la grande curvatura dello stomaco, rimossa a stento con notevoli difficoltà tramite cestello [4].
  • Un ingestione massiva di clomipramina, lorazepam e dompederione, con farmaco-bezoari visibili alla radiografia, decontaminata direttamente con EGDS [5].
  • Farmaco-bezoari di quetiapina a rilascio prolungato [6].
  • Un’ampia casistica del Centro Antiveleni di Pavia su EGDS eseguite al fine di identificare e rimuovere farmaco-bezoari [7].

Conclusioni

  • Quando possibile, oltre al numero di compresse e ai principi attivi, è importante comunicare al CAV la formulazione del farmaco.
  • Aspirare liquido limpido alla gastrolusi può essere un’illusione.
  • In certi casi per decontaminare lo stomaco è necessario coinvolgere l’endoscopista.

Bibliografia

Tommaso Grandi
Tommaso Grandi
Pronto Soccorso e Medicina d'Urgenza Campus Bio-Medico di Roma - Specialista in Medicina d'Emergenza-Urgenza @TommasoGrandi84

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