Credo che se ci chiedessimo quale farmaco ci viene in mente di usare per primo nello scompenso cardiaco acuto tutti o quasi diremmo: Lasix ovviamente. Meno accordo forse ci sarebbe nel rispondere quanto , per quanto tempo ed in che modo lo somministreremmo.
Molti di noi . sopratutto quando il paziente non risponde all’iniziale trattamento, hanno imparato ad usare la furosemide in infusione continua al posto dei boli. Ma qual’è l’evidenza di questo tipo di approccio?
Nel mese di marzo 2011 è stato pubblicato uno studio randomizzato in doppio cieco sul NEJM che cercava di dare risposte a questa domanda. Sono stati presi in esami 308 pazienti cui il farmaco veniva somministrato in boli ogni 12 ore od in infusione continua, a basse dosi ( corrispondenti alla dose abituale orale) o due volte e mezza quest’ultima. Gli end points erano rappresentati dalla percezione soggettiva dei sintomi da parte dei pazienti durante le 72 ore successive e le modificazioni dei livelli di creatinina al termine delle 72 ore stesse.
I risultati non hanno evidenziato differenze tra i due metodi di somministrazione per gli end points presi in esame, quindi non vi sono evidenze, almeno secondo questo studio, per preferire uno all’altro.
Personalmente non credo che questo lavoro cambierà la nostra pratica clinica. Gli affezionati dell’infusione continua, ed in casi selezionati io sono tra questi, potranno sempre sostenere che un metodo pratico e che sicuramente non è più dannoso della somministrazione in boli. Chi si contenta….
Quali sono i dosaggi consigliati per l’infusione continua? O che schema di trattamento? Grazie!
Federico, grazie della tua domanda, anche se non è facile rispondere.
Per quanto mi è dato di sapere il dosaggio nei diversi studi è piuttosto differente variando, per lo più, tra 40 e 250 mg die. Qualcuno utilizza uno schema raddopiando la dose che il paziente eseguiva per os altri un dosaggio pro kg/ora es 0.1 mg/kg/h di furosemide.
Se vuoi approfondire puoi dare uno sguardo qui https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24331943