Noi lo sappiamo, forse i pazienti un po’ meno, nel nostro lavoro ci sono poche certezze, esso si fonda sulla valutazione di probabilità, che ci servono a confermare o confutare le nostre ipotesi diagnostiche iniziali.
Quanto è probabile, ad esempio, che un ragazzo di 27 anni con una recente sindrome influenzale che si reca in pronto soccorso per un intenso dolore toracico che si accentua con gli atti respiratori e con il decubito supino abbia la pericardite?.
Molti di voi, certamente, diranno che questa evenienza è molto probabile, altri addirittura che l’anamnesi in questo paziente ci orienta senza ombra di dubbio verso la pericardite.
A questo paziente daremo il nome di Michelangelo.
La sua storia clinica sino ad ora è muta, non fuma. Il padre poco più che sessantenne è stato colpito alcuni anni prima da infarto, ma ora è in perfetta forma.
Ci apprestiamo a visitarlo. L’esame fisico ci aiuterà a fare a diagnosi? Vediamo cosa troviamo su Evidence-Based Physical Diagnosis di Steven McGee.
La diagnosi di pericardite si fonda sostanzialmente su tre criteri:
- dolore toracico irradiato posteriormente verso il trapezio che migliora con la posizione seduta
- riscontro di sfregamenti pericardici
- presenza di alterazioni elettrocardiografiche caratteristiche
Nella maggior parte degli studi per fare la diagnosi sono necessari almeno due di questi 3 criteri ed è degno di nota il fatto che il riscontro ecocardiografico di versamento pericardico non sia considerato un criterio diagnostico necessario alla diagnosi , essendo presente solo nella metà dei casi.
– Primary acute pericardial disease: a prospective series of 231 consecutive patients.Am J Cardiol 1985
– Incidence of specific etiology and role of methods for specific etiologic diagnosis of primary acute pericarditis.Am J Cardiol 1995
D’altra parte poichè la presenza di sfregamenti pericardici rappresenta uno dei criteri diagnostici di malattia non se ne può valutare l’accuratezza e inoltre possono essere presenti anche:
- in versamenti pericardici di cospicue dimensioni ( sino ad un quarto dei casi di tamponamento cardiaco) Pericardial rub in pericardial effusion: lack of correlation with amount of fluid. Chest 1980
- in pazienti affetti da una neoplasia che successivamente sviluppano un versamento pericardico la presenza di sfregamenti pericardici aumenta la probabilità che la patogenesi del versamento sia idiopatica o da radiazioni e non indotta dal tumore (sensibilità 62%, specificità 89%, LR+ 5.5, LR- 0,4)
- Sfregamenti pericardici possono essere ascoltati nel 5-20% con infarto del miocardio, di solito tra il 1° e il 3° giorno di ricovero in ospedale.
L’incidenza è più bassa (5-7%) nei pazienti sottoposti a trombolisi o angioplastica.
Rispetto a quelli in cui gli sfregamenti non sono udibili questi pazienti dimostrano avere-
- infarti di maggiori dimensioni
- infarti con una più bassa frazione di eiezione
- un maggior numero di complicazioni incluso lo scompenso cardiaco e le aritmie atriali
- il tamponamento cardiaco è comunque raro, anche in quelli sottoposti a trombolisi
– Usefulness of a pericardial friction rub after thrombolytic therapy during acute myocardial infarction in predicting amount of myocardial damage. The TAMI Study Group.Am J Cardiol 1990
– Clinical factors associated with persistent pericardial effusion after successful primary coronary angioplasty Chest 2005 -
https://www.youtube.com/watch?v=fI4XXFRotNE
Torniamo da Michelangelo. L’esame fisico è completamento normale, come normali sono i parametri vitali.
Eseguiamo un elettrocardiogramma
Il tracciato è compatibile con una pericardite?
L’elettrocardiogramma mostra delle alterazioni della ripolarizzazione diffuse, con delle T difasiche in sede anteriore ed un accenno al sopraslivellamento, soprattutto in V3[/expand]
Il tracciato non è proprio di quelli che ci mettono tranquilli, soprattutto non ci piacciono quelle alterazioni della ripolarizzazione in sede anteriore, però è molto giovane e ha avuto la febbre pochi giorni prima. Cosa potrebbe mai avere un ragazzo così giovane?
Sentiamo il parere del cardiologo che lo guarda in eco.
E’ assente versamento pericardico ma è presente una lieve alterazione segmentaria della cinesi in sede apicale. Intanto arriva la troponina che risulta appena mossa. ” Non ci credo, ma penso sia meglio farlo studiare …”, conclude il cardiologo.
Michelangelo viene portato in sala di emodinamica per eseguire la coronarografia, questo il risultato:
E’ presente una lesione critica della discendente anteriore che risulta occlusa per il 9o% nel suo tratto medio! Il giovane paziente viene quindi sottoposto a PTCA con posizionamento di uno stent medicato.
Vista la storia del nostro giovane paziente la domanda che ci viene spontanea è: come facciamo a differenziare una pericardite da un infarto del miocardio, in particolare da uno STEMI. il tema è già stato affrontato in diverse sedi, quella che vi propongo oggi è quella di uno dei guru della Medicina d’emergenza: Amal Mattu.
Questo l’utimo dei suoi videocast sull’argomento
https://www.youtube.com/watch?v=0aWtvQHjJPI
La chiave di volta è ovviamente rappresentata dalla lettura dell’elettrocardiogramma. Questo, in estrema sintesi l’algoritmo proposto da Mattù.
Per evitare di mancare una diagnosi di infarto è bene chiedersi:
- E’ presente una depressione reciproca del tratto ST in qualsiasi derivazione con l’eccezione di V1 e AVR
- In caso affermativo si tratta di uno STEMI, in caso negativo—->
- La morfologia del tratto ST è convessa o orizzontale?
- In caso affermativo si tratta di uno STEMI, in caso negativo—->
- La sopraelevazione del tratto ST è maggiore in DIII rispetto a DII?
- In caso affermativo si tratta di uno STEMI
- Ci sono delle nuove onde Q?
- In caso affermativo è probabile che si tratti di uno STEMI
Solo dopo avere risposto negativamente a tutte queste domande bisogna considerare che possa trattarsi di una pericardite e quindi domandarsi:
- c’è una depressione del tratto P-R in tutte le derivazioni?
- sono presenti sfregamenti pericardici?
In questi casi la diagnosi di pericardite è possibile
Andando più nello specifico delle alterazioni elettrocardiografiche considerate caratteristiche della pericardite bisogna ricordare che:
- il tratto ST nei pazienti con pericardite è concavo con andamento verso l’alto
- la depressione del tratto P-R con andamento verso il basso (downsloaping) può riscontrarsi anche nella sindrome coronarica acuta e non è patognomonico della pericardite
- lo stesso dicasi dell’elevazione del tratto P-R nella derivazione AVR
- lo Spodick’s sign, considerato suggestivo di pericardite in quanto presente nel 80% dei casi, si riferisce ad un andamento verso il basso (downsloping) del tratto T-P e non del tratto S-T

A questo riguardo si possono consultare altri video molto istruttivi di Amal Mattù
STEMI vs Benign Early Repolarisation ve Pericarditis
STEMI vs Pericarditis, don’t be fooled
Considerazioni finali
Il caso di Michelangelo merita certo una riflessione. Gli eventi poco probabili per definizione tendono a essere esclusi dalla nostra lista di ipotesi diagnostiche e i soggetti giovani, per questo motivo,sono tra coloro su cui è più facile commettere errori. Quanto volte ci siamo ripetuti: “E’ giovane, il ritratto della salute, cosa vuoi che abbia…” Purtroppo non sempre è così. Ricordarsi che sebbene raramente un infarto possa manifestarsi anche in soggetti molto giovani, può salvare loro la vita.
Nota: Il video dell’ecocardiogramma si riferisce ad un paziente di un precedente post e non al caso in questione. Nel video infatti l’ipociesia apicale risulta significativa e non solo lieve come nel caso di Michelangelo.
Il tracciato elettrocardiografico è suggestivo di una sindrome di Wellens tipo 2 ( morfologia bifasica dell’onda T +/- nelle derivazioni precordiali da V2 a V4 e indica una occlusione prossimale della LAD.
Certo, l’età del paziente rende questo caso davvero interessante e invita a riflettere su quanto afferma il Dr. S.W. Smith : prendere in considerazione un evento ischemico indipendentemente dall’età.
Ringraziamenti al Dr D’Apuzzo e il Dr. Amal Mattu .
Dr. Vittorio Masciulli Medicina D’Urgenza Pescara
Grazie a te Vittorio per il tuo istruttivo e positivo commento.
Buongiorno.
Innanzitutto complimenti (e grazie) per il blog! Le pagine che scrivete hanno acceso in me -studente al sesto anno- una passione per la medicina d’urgenza (e so che anche molti miei compagni di corso vi seguono assiduamente).
Il post l’ho trovato molto interessante: in particolare Lei dice che:
“Sfregamenti pericardici possono essere ascoltati nel 5-20% con infarto del miocardio, di solito tra il 1° e il 3° giorno di ricovero in ospedale.” Mi chiedevo se gli sfregamenti potessero essere un reperto auscultabile in un IMA anche all’esordio, e con che frequenza questo avvenga.
Inoltre, nel caso in cui sussistono tutte e tre le seguenti:
1) troviamo sfregamenti
2) Il dolore non è tipico per pericardite acuta
3) ci sono alterazioni dell’ECG che non diagnosticano (ma nemmeno escludono) uno STEMI, compatibili sia con un quadro di ischemia sia con una PA (es: ST sopraslivellate concave)
Aspettando l’esito della troponina daremo ossigeno, aspirina e nitrati. Che valore diagnostico ha a questo punto una NON-riduzione del dolore in seguito a somministrazione di Nitroglicerina?
Inoltre, Lei somministrerebbe in questa situazione una terapia antiaggregante-anticoagulante (Clopidogrel + Eparina bpm)?
Grazie ancora!
Edoardo
Edoardo, grazie del tuo commento e dei complimenti.
Provo a rispondere alle tue domande.
Come citato nell’articolo di Chest del 2005 la presenza degli sfregamenti pericardici in un paziente affetto da STEMI sarebbe correlata alla necrosi transmurale con conseguente interessamento dei foglietti pericardici.e rappresenta un fattore prognostico negativo.
Non ti so dare dati riguardo alla percentuale di pazienti con infarto miocardico che presentano sfregamenti all’esordio, ma non dovrebbe essere elevata considerando la patogenesi e il fatto che questi compaiono più spesso durante la seconda o la terza giornata dell’infarto.
– http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?cmd=search&term=%22Chest%22%5BJour%5D+AND+2005%5Bpdat%5D+AND+128%5Bvolume%5D+AND+798%5Bpage%5D
– http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?cmd=search&term=%22Chest%22%5BJour%5D+AND+2005%5Bpdat%5D+AND+128%5Bvolume%5D+AND+798%5Bpage%5D
Riguardo alla tua seconda domanda credo che dovremmo aspettare ad impostare un trattamento idoneo solo dopo aver raggiunto un diagnosi. Non penso infatti che faremmo bene al paziente somministrando una doppia antiaggregazione e EBPM o fondaparinux nel caso questi avesse la pericardite.
La troponina del resto può essere alterata anche in presenza di una mio-pericardite in assenza di lesioni ischemiche, e solo dall’analisi dell’insieme dei dati in nostro possesso che possiamo quindi raggiungere ragionevolmente la diagnosi.
Ultimo ma non ultimo, hai citato l’ossigenoterapia, ci sono sempre più dati che consigliano di limitarne l’uso ai soli pazienti ipossici al si sotto del 94% di saturazione, anche se il dibattito è ancora aperto.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22017777
http://empills.com/2011/09/ossigeno-nellinfarto-un-dibattito-aperto/
Un caro saluto e grazie di seguire il blog.
Come al solito bel caso. Queste “pillole” stanno diventando una droga, continuate così!
Marco
Grazie Marco, contento che il post ti sia piaciuto.
Pericarditis, when associated with AMI, can occur early or in a delayed fashion; the former is termed infarct pericarditis, and the latter is known as post-MI syndrome or Dressler’s syndrome (…)
(Rosen’s Emergency Medicine,1#ed. – Ch. 76: Acute Coronary Syndrome)
Una curiosità: i livelli di troponina del paziente ?!
Ciao Giuseppe, grazie della domanda. Certo la troponina appena mossa all’inizio risulto essere elevata in seguito, ma come sai esistono casi di miopericardite… L’aspetto interessante di questo caso è la riflessione che anche i giovani possono avere serie problematiche di natura ischemica.