lunedì 11 Dicembre 2023

Gli invisibili

Hamed

Hamed non parla italiano ma la porta del pronto soccorso la riesce a trovare ugualmente. Ha 21 anni, risiede, senza vivere veramente, nella nostra nazione da due. Ed io mi chiedo come possa essere riuscito a sopravvivere fino a quella sera. Perchè la sua chetoacidosi testimonia la presenza di una condizione di diabete mellito a cui fino a quel momento era riuscito a non prestare nessuna attenzione e, soprattutto, alcuna cura.

La diagnosi è facile, il ricovero nei letti della medicina d’urgenza immediata, la guarigione veloce. Già in seconda giornata Hamed ricompensa il suo pH, fa scomparire i chetoni dalle sue urine e mangia con facilità, gusto ed abbondanza, probabile novità assoluta nella sua vita non vissuta.

Pronto alla dimissione, Hamed è tuttavia un invisibile. Non ha una tessera sanitaria, non ha un codice fiscale, non ha un medico curante. Non esiste una procedura d’urgenza per la attivazione del codice STP. Ed un posto, o meglio il suo, posto letto subintensivo deve essere presto a disposizione per urgenze mediche e non sociali.

Ma allora perchè salvare un 21enne se poi non possiamo fornire un minimo spiraglio di speranza, fiducia, attesa ed aspettativa che non sia pura sopravvivenza e scoramento, nel futuro?

Wasi

Wasi di anni ne ha 42. E’ nato in Ghana ma da 15 anni è in italia. Lavora come cuoco, ma forse “sono solo un lavapiatti”, mi dice. A me piace pensarlo una farfalla che si crede ancora un bruco. Da 15 anni lavora in un ristorante e non si è mai ammalato. Mai bisogno di un medico. Mai un giorno di mutua. Mai bisogno di una medicina. Talmente sano che non ha una tessera sanitaria, non è iscritto all’anagrafe di nessun paese. Wasi non esiste, se non in una cucina senza anima di un ristorante senza cuore e senza controlli fiscali, solo quando chi lo dirige ha bisogno di stoviglie, pulite e splendenti.

Fino a quando non lo vedi, pensi possa effettivamente non esistere. 42 anni e 42 chili. E con un flemmone dell’avambraccio destro da MSSA con embolizzazioni multiple renali e polmonari ed una vegetazione, oltre ad un peso, nel cuore. E tu inizi a somministrare oxacillina come se piovesse. E cerchi di curare un invisibile a cui per 15 anni nessuno si è mai posto il dubbio, il problema, la questione, la voglia di capire come riusciva a sopravvivere e non soltanto ad esistere. Perchè forse era sufficiente che i piatti fossero puliti.

Izmail

Izmail è un vero invisibile e lo rimarrà per sempre. Una epilessia farmacoresistente ha reso necessaria e fondamentale una assistenza sanitaria presente e costante e dei farmaci che non può permettersi. Una crisi epilettica in strada lo ha portato via un giorno, non facendolo più respirare. In strada. Non nel deserto Africano, ma in una piazza di una città dei cosiddetti paesi sviluppati. Sviluppati a cosa? All’abitudine? Al disinteresse? Alla non curanza? In strada nell’indifferenza un invisibile, così come una parte di noi che dovremmo imparare ed iniziare a vedere e notare, è morta.

E’ questa la vita che sognavo da bambino, è questa la vita che sognavo da bambino?

E forse io mi chiedo se questa è il sistema sanitario che vogliamo. Abbiamo una eccellenza ospedaliera ma una carenza burocratica. Non si può pensare di risolvere i problemi esistenti pubblici con la solo esemplare azione di volontari disposti a servizi ambulatoriali meravigliosi ma destinati a fallire se non inseriti in una rete ed un supporto globale.

Perchè anche gli invisibili si ammalano. Anche loro muoiono. E la loro morte grida meno delle altre forse perchè non hanno una voce che li difenda. Ed orecchie che li ascoltino.

Ma la possibilità che da invisibili diventino invincibili risiede solo in una modifica semantica ed in un atto di pura volontà. Ma Corale e non singola o individuale.

E poi arriva Dario

Dario ha un curante, una famiglia e due genitori amorevoli. Ma demoni interiori che si chiamano droga, dipendenza e craving. Tali da fargli scambiare insulina per eroina, tale da farsela endovena. La conseguenza è una ipoglicemia senza sballo ma ugualmente pericolosa per la vita. La soluzione una soluzione glucosata a dosi refratte. Dario in mattinata si sveglia.

Nonostante il meglio del pranzo disponibile in medicina d’urgenza, i fruttini coraggiosamente sottratti agli oss, l’amore di due genitori arrivati in urgenza dalla Liguria, Dario si rimuove gli accessi venosi. Si alza dal letto. Nonostante i tentativi di change his mind, lascia il reparto senza attendere la lettera di dimissione, lasciando il mio eroico budino alla vaniglia sulle sedie all’ingresso del reparto, ultimo tentativo di una correzione di una eventuale ipoglicemia tardiva.

Cuore Spezzato, come guarire? 10 strategie efficaci - Trieste

Ed io mi chiedo: ma possiamo e dobbiamo davvero curare chi non vuole essere curato? E perchè non curiamo chi non vorrebbe altra che questa opportunità?

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Davide Tizzani
Davide Tizzani
Specialista in Medicina Interna, ma specializzando ancora nell'anima. Esperto di Niente. Interessato a Tutto. Appassionato delle tre E: ecg, ega, ecografia. @DavideTizzani |

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