domenica 20 Luglio 2025

I volti dei famigliari

Quando incontriamo i volti dei famigliari…

Francesco

Di Francesco mi ricordo le tre figlie. Mi ricordo che avevo pensato durante il solito, ma sempre diverso colloquio nei locali sempre non idonei del pronto soccorso: “loro saranno state il suo vanto e lui sarà stato il loro supereroe”. Mi ricordo gli occhi: gli occhi di chi non vuole arrendersi ad una traiettoria di vita segnata ed ad una insufficienza respiratoria di un polmone che non vuole più sapere di dare ragione ad un ventilatore e di dare speranze ad una famiglia affranta, forse consapevole ma sicuramente non arrendevole e non arresa.

Margherita

Di Margherita mi ricordo le due sorelle con cui aveva condiviso la guerra, gli amori giovanili, la progressiva emancipazione, il ’78 e la vita che andava avanti mentre loro la guardavano da fuori, commentandola da un balconcino vista mondo mentre cucivano a macchina. Un giorno quella macchina è rimasta in silenzio, il giorno dopo orfana.

Mi ricordo l’espressione e lo sguardo del viso: silenziosa ma rumorosa, severa, quasi di rimprovero per non essere riuscito a sconfiggere una infezione dei tessuti molli il giorno prima semplice, 6 ore dopo fulminante. O forse per non essere riuscito a darle il tempo di un ultimo punto e croce.

rimprovero
creata con Copilot

Sergio

Di Sergio mi ricordo la moglie ed il figlio. Mi ricordo la loro postura: composta, rispettosa, quasi timorosa, con un cenno di vergogna per cercare di nascondere o almeno contenerlo e non disperderlo al mondo – il loro dolore intenso – condensato in un pianto condiviso – uno sulla spalla di un altro – con le lacrime per salutare chi, un marito e un padre, era andato in ospedale per un DH programmato rimanendo in pronto per non uscirne più.

abbraccio
creata con Copilot

Gianfranco

Di Gianfranco mi ricordo la nipote, ma che era in realtà una figlia acquisita. Quando li ho dimessi entrambi e sono tornati, entrambi, due ore dopo. Mi rimane la consapevolezza impressionante di come può cambiare un sorriso: da luminoso a buio. E le sue orecchie: non pronte ad ascoltare la voce del medico, prima amico e poi nemico, adesso fastidiosa che parla senza voler esser ascoltata di aorta rotta, di pressione bassa e di cuore che non pompa più.

incredulità
creata con Copilot

Manuele

Di Manuele non posso o meglio non riesco a dimenticare la madre. Ci provo, ma la ritrovo, ogni notte, all’ingresso di ogni turno in dea, allo smonto di ogni notte. Perchè non si dimentica la madre di un 35enne, ma soprattutto, non si dimenticano le sue urla. Strazianti, supplicanti, tormentevoli. Ad insultare la vita, un dio qualunque e un medico forse troppo scarso per il bisogno di vita del figlio.

urla_silenziose
creata con ChatGPT

Uscire

Io esco. Dalla stanza. Dal turno. Dal pronto. Dal caos. Da quelle urla. Da quei rimproveri silenziosi di quei volti diversi ma simili.

Esco con addosso la sensazione di aver potuto fare meglio, l’odore di aver potuto fare scelte più giuste, il profumo di inadeguatezza.

Esco. Il giorno dopo sarà come quello prima. Per Loro no. Loro, i famigliari. Io torno a vivere, ma loro ricorderanno sempre quel momento, quegli attimi, quei momenti, quegli istanti.

Perchè la responsabilità nostra è verso i pazient,i ma anche verso i familiari. Studiamo, ci formiamo, impariamo. Proprio per quei momenti. Perchè non debbano capitare. Ma se capitano, perchè diventiamo responsabili di quei momenti e di tutti coloro di cui sono quei momenti. E’ perchè quei momenti rimangano in noi, cercando di farci diventare dei medici migliori e se possibili, anche delle persone migliori.

Autore

  • Davide Tizzani

    Specialista in Medicina Interna, ma specializzando ancora nell'anima. Esperto di Niente. Interessato a Tutto. Appassionato delle tre E: ecg, ega, ecografia. @DavideTizzani |

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