Fragile
Il pacco lo riconosci perchè c’è scritto sopra, o più spesso dentro, “Fragile“. Ha il corpo di vetro e l’anima di cristallo. Ha solitamente dimensioni contenute, di una scatola rettangolare non tanto in cartone quanta incartapecorita.
Lo ricevi senza preavviso, lo scopri ed è sempre una sorpresa, ma di quelle fastidiose che non vorresti mai ritirare. A volte puzza, a volta fa rumori, sovente molesti. Cerchi di ricoprirlo, di richiuderlo e di rifiutare la consegna, ma senza successo.
Rimani lì
Rimani lì, il pacco è ormai tuo, ed allora cerchi subito di regalarlo ad altri. Di sbolognarlo ad altri. Nonostante non pesi troppo, diventa un fardello sempre comunque enorme. No, non puoi più renderlo indietro.
Allora cerchi di agire in altro modo e provi a nasconderlo, metterlo in un angolo ma rimane sempre lì. Lo guardi, ti guarda ed anche senza parlarti ti fa stare male perchè ti mette a confronto con il tuo io più profondo e ti chiede davvero se non sei deluso da chi sei adesso.

Ma tu non ragioni, non pensi, vuoi solo l’efficienza, non ti fermi e vai oltre. Il pacco diventa il simbolo: un bidone, una truffa, un raggiro, un imbroglio, un sistema che non funziona o che rischia di non far funzionare il tuo, di sistema.
Non perchè doveva essere diverso ma perchè tu, quel pacco, lo volevi differente. Più giovane, più flessibile, più mobile, più nuovo. Meno usato, meno rotto, meno richiedente cure. Praticamente sano e giovane.
Ecco che il pacco da zavorra diventa seccatura, puro fastidio e tedio. E quindi devi liberartene, non c’è altra soluzione o altro spazio nel tuo di spazio e di mondo per quel pacco. Non vuoi che ti faccia pensare. Non vuoi che ti faccia lavorare. Non vuoi che sporchi il tuo campo visivo. Non vuoi che sporchi il tuo campo lavorativo.
Non puoi smaltirlo in un centro rifiuto o nella raccolta differenziata. Allora ti ingegni. A volte si organizza il trasferimento alle 2.00 di notte per farlo tornare al centro di invio, perchè non si è soddisfatti.
A volte lo si spedisce in un centro di smistamento periferico, ai limiti dell’impero, perchè altri risolvano il problema e paghino lo scotto della sua presenza. A volte lo si destina rapidamente e superficialmente in un centro di assegnazione temporaneo e non importa se non così idoneo.

Il pacco è ogni tuo paziente
Perchè Il pacco è ogni tuo paziente. Ogni nostro paziente. Quando smettiamo di considerarlo come una risorsa. Un corpo da abbracciare. Una persona da curare. Un anima da rammendare. Un insegnamento da imparare. Uno scrigno ricco di storie passate da ascoltare e con ancora qualche, breve, pagina da aiutare a scrivere. Quando smettiamo di considerarlo un nostro impegno. Ma un problema di altri. Solo come un involucro da piazzare ed un letto da liberare ed una grana da demandare. Ed una consegna da organizzare, ancora meglio se con i tempi urgenti e poco umani di Amazon Prime.
Spunti di riflessione
- – The Humanities in Medical Education: Ways of Knowing, Doing and Being – link
- – Does medical humanities matter? The challenge of COVID-19 – link
- – Stanford Medicine – Biomedical Ethics and Medical Humanities – link
- – Medical humanities’ challenge to medicine –link
- – Medical humanities in a rapidly changing world. Is there any worth in it? – link
- – Empillsblog- Gaia