mercoledì 15 Gennaio 2025

L’erba di Harry Potter

mandra rad 1

“…e poi c’è la famiglia intossicata con l’erba di Harry Potter…” queste le consegne che si passavano gli infermieri la mattina alla smonta!! Viene subito da chiedersi di cosa si tratti. “Come non lo sai? È la mandragora”

mandragora foto

“… certo la mandragora, la conosco, l’anno scorso ci furono un paio di casi di intossicazione a Palermo, ma perché di Harry Potter?”

La Mandragora officinarum è una pianta della specie delle Solanacee, la cui tossicità deriva dal fatto di contenere sostanze alcaloidi ad azione anticolinergica. Conosciuta sin dall’antichità per le sue caratteristiche, le tradizioni popolari le hanno attribuito poteri soprannaturali. Nei testi antichi le sue radici sono raffigurate con sembianze umane, poiché in una certa fase dello sviluppo l’apparato radicale ha un aspetto antropomorfo. Da qui anche il leggendario nome di “verdura urlante” e le conseguenti leggende sulla sua capacità di trasformazione dell’uomo in animale.

mandra rad 2

http://www.youtube.com/watch?v=HThof2LAVTQ

 

Ritornando nel nostro tempo… il problema principale è che viene raccolta e consumata in quanto scambiata con una verdura commestibile, la borragine (Borrago Officinlis).

borag

All’inizio del turno notturno si è presentata al triage del nostro PS una famiglia composta tre persone; tutti accusavano malessere generale e secchezza delle fauci, insorti subito dopo aver consumato verdura fresca raccolta nei campi il pomeriggio stesso.

I sintomi riferiti erano uguali per caratteristiche e tempi d’insorgenza in tutti e tre i pazienti. Si presentano svegli, coscienti, orientati. Lievemente agitati, con parametri vitali nella norma eccetto una lieve tachicardia. Alla visita era presente lieve midriasi.

Già al triage la presentazione clinica e il recente consumo di verdura raccolta fanno subito pensare ad un avvelenamento da mandragora.

Le manifestazioni attese in questo tipo di intossicazione sono quelle della  sindrome anticolinergica. Un aiuto mnemonico può venire dal ritornello anglosassone:

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fonte: http://sketchymedicine.com

Il trattamento in questi casi prevede la decontaminazione intestinale con lavanda gastrica somministrazione di carbone e purgante. Le manifestazioni a carico del SNC, come le allucinazioni, la confusione mentale, i deliri, le convulsioni, sonnolenza e coma richiedono l’uso di un antidoto, la fisostigmina, un inibitore reversibile dell’acetilcolinesterasi ; questo permette  l’aumento di concentrazione di acetilcolina a livello sinaptico per contrastare gli effetti anticolinergici delle sostanza. La fisostigmina, diversamente dalla neostigmina, attraversa la barriera emato-encefalica e antagonizza gli effetti centrali oltre che quelli periferici delle sostanze anticolinergiche. La fisostigmina viene utilizzata anche  per gli effetti bradicardizzanti, per contrastare le tachiaritmie e il blocco della muscolatura liscia; tuttavia ha scarsa azione sulla midriasi e sulla difficoltà di accomodamento

Tra gli effetti collaterali del farmaco si ha broncorrea, bradicardia e convulsioni; il suo uso e riservato ai casi gravi di avvelenamento. La dose d’attacco negli adulti è di 2 mg iniettati endovena lentamente, da ripetere se necessario per via della breve emivita della fisostigmina (20-60 min). La risposta, nel caso di sindrome anticolinergica centrale, è molto rapida.

I nostri pazienti non hanno avuto necessità di somministrare fisostigmina. Tuttavia i commensali non erano solo in tre. Un quarto protagonista della storia era volutamente rimasto a casa pensando che bastasse bere del latte (!!) per risolvere il problema.

Dopo circa due ore si è presentato in ps accompagnato dal 118 agitato, confuso, tachicardico  non collaborante assolutamente disorientato midriatico ed in ritenzione urinaria.

In questo caso è stato necessario somministrare la fisostigmina (fortunatamente presente nell’armadio antidoti); l’immediato miglioramento del quadro neurologico tuttavia non si è mantenuto, ed è stato necessario ripeter il bolo per tre volte nell’arco delle tre ore successive.

Il paziente è rimasto in osservazione per le 24 ore successive, non ha più avuto manifestazioni neurologiche  ed è stato dimesso in buone condizioni generali.

La sindrome anticolinergica  è, in ambito tossicologico, una delle “sindromi tipiche”; oltre alle solanacee, cui appartiene la nostra mandragora, altre diverse sostanza possono essere alla base di questa sindrome: atropina, scopolamina, antispastici, antipsicotici antidepressivi, funghi del genere Amanita (muscaria, panterina), antiparkinsoniani…

Il riconoscimento delle sindromi tipiche e il consulto con il centro antiveleni rimangono fondamentali per la gestione dei nostri malati.

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fonte:http://sketchymedicine.com

A questo proposito si ringrazia il personale del CAV di Pavia per il sempre puntuale supporto nella gestione del paziente intossicato.

Ringrazio inoltre Emanuele Cardillo (emanuelejunior@hotmail.it) per il contributo artistico dell’immagine sottostante: Harry Potter e la Sindrome Anticolinergica.

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Emanuele Sesti
Emanuele Sesti
Specialista in Medicina Interna, Dirigente medico presso il Pronto Soccorso dell’Istituto Fondazione San Raffaele G.Giglio di Cefalù. Nutro particolare interesse per i temi della sedazione procedurale e della rianimazione cardiopolmonare. Google+: + EmanueleSesti email: emasesti@gmail.com

11 Commenti

  1. Complimenti per il post, completo ed esauriente.

    L’aiuto mnemonico “Matto come un cappellaio” descrive fedelmente lo stato totalmente non collaborante dei pazienti con la sindrome, ero presente al PS di Palermo quando ci sono stati quei due casi l’anno scorso e una delle pazienti era incontenibile, sono servite cinque persone per tenerla ferma mentre altre due posizionavano accesso venoso e sondino ng.

    Volevo solo aggiungere che sebbene possa capitare di scambiare le due piante, questo succede solo se non si conosce la borragine, in quanto in realtà sono facilmente distinguibili:
    Borragine: foglia con punta arrotondata e soprattutto superficie “pelosa” per la presenza di pelini biancastri pungenti;
    Mandragora: foglia a punta e superficie tendenzialmente liscia.
    Quindi è consigliabile avventurarsi nella pratica della raccolta di verdure selvatiche solo se si conosce precisamente ciò che si raccoglie.

    PS: complimenti in generale per il blog, è la prima volta che commento ma vi seguo già da un po’. Sono studente di medicina al 6° anno e frequento il PS da due.

    • Grazie Giorgio per il tuo commento.
      Anche se, come hai ben puntualizzato, le differenze tra le due piante sono facilmente apprezzabili, i casi si ripetono…è quindi importante che riusciamo a riconoscere il quadro sindromico e trattarlo di conseguenza.
      Pensa che con anche con i funghi il problema è che la gente pensa di aver raccolto “quello buono” e ogni anno qualcuno si presenta sempre in PS…
      A presto
      emanuele

  2. Leggendo questo post mi è venuto un colpo! 😉 Dall’altra parte del telefono del CNIT della Maugeri di Pavia c’ero io come affiancato. E’ stato un caso di intossicazione così particolare che mi è rimasto in mente!

      • Ringrazio vivamente la dottoressa Pet*** che ha gestito il caso in questione in viva voce per farmi capire come funziona la telemedicina ed i servizi di un CAV. Sono forse piccole cose insignificanti ma potrebbero essere fondamentali per la formazione di un medico.

    • Grazie Imma, il merito della diagnosi va alle colleghe Sara e Stefania che facevano il turno di notte ed hanno accettato i pazienti.

  3. Complimenti per il post. Anch’io ho avuto un caso simile (genitori e figlia intossicati dopo ingestione di mandragola) che a tenuto “impegnati ” me e gli infermieri per tutta la notte. Anche in quel caso e’ stata necessaria la fisostigmina per il padre e la figlia, che andavano di matto, ed anche nel mio caso e’ stato provvidenziale il CAV di Pavia. GF

  4. Facendo una diagnosi del genere credo si capisca appieno la bellezza di avere studiato la medicina per tanti anni… Oltre a curare velocemente e nel migliore dei modi i pazienti!
    Complimenti !

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