Lo STEMI, ST-segment elevation myocardial infarction, rappresenta una delle “diagnosi di presunzione” causa di elevate percentuali di accessi al Pronto Soccorso e di attivazione di attività specialistiche avanzate;
La gestione dello STEMI è complessa, multidisciplinare e coinvolge i seguenti tre livelli di trattamento:
(1) il dipartimento di emergenza
(2) il laboratorio di emodinamica
(3) l’Unità Coronarica
A causa della complessità e multidisciplinarietà delle strutture coinvolte e dei costi ad esse legati è, dunque, necessario che il riconoscimento di un possibile stemi anche non ” palesemente ” riconoscibile sia quanto più possibile preciso ed accurato.
The American College of Cardiology Foundation e the American Heart Association hanno realizzato lenuove linee guida per il riconoscimento / gestione dello STEMI. Sostanzialmente le principali novità possono essere racchiuse nei seguenti cinque KEY POINTS :
Diversi studi hanno, finalmente, dimostrato la mancata correlazione esistente tra la comparsa di un bbsx come requisito singolo di identificazione della presenza di una stenosi coronarica critica;
La “rivisitazione” di Smith dei criteri di Sgarbossa ne ha aumentato la sensibilità ed accuratezza diagnostica nel riconoscimento di una lesione occlusiva critica acuta.
Rispetto a quello che era il criterio dell’alterazione orizzontale di ST per la valutazione della possibile lesione posteriore, assume importanza diagnostica il sottoslivellamento nelle sedi V1 V4 con la caratteristica del riconoscimento lesionale tipo ST UP in immagine speculare .
La concomitanza di un ST diffusamente sottoslivellato, cui fa da contraltare una elevazione in AVR assume valore diagnostico di STEMI data la direzionalità del vettore.
Le onde T iperaguzze, non correlate ad un quadro di aumento del potassio sierico assurgono ad importante indicatore di lesione occlusiva acuta.
COSI’ E’ PIU’ SEMPLICE !!!!
Grande Felix. Il 24 ho una relazione sul ruolo del medico d’urgenza nella gestione della SCA. Un’audience di rianimatori e cardiologi. Spero di far capire l’importanza dell’interpretazione dell’ECG a casa del paziente VS la trasmissione del tracciato al cardiologo di guardia.
bisogna sottolineare l’importanza del riconoscimento ed il conseguente miglioramento dell’outcome del paziente. grazie a te Mario.
Ti devo mandare un ECG..se non te lo hanno già mostrato..
con piacere Francesca; per me ogni ecg è una nuova sfida per imparare e migliorarmi .
Ottimo post e complimenti. Ti vorrei sottoporre alcune riflessioni su alcuni punti trattati ed avere una tua opinione in merito.
I criteri di Sgarbossa, come altri ciriteri clinici morfologici o clinici che siano, non raggiungono una specificità e sensibilità tale da permettere una diagnosi.
D’accordissimo su ST sopra in aVR sicuramente una delle derivazioni più sottovalutate.
Il sottoslivellamento V1-V4 è tipico se associato ad onda R alta in V1-V3 e necessita della conferma con le derivazioni posteriori V7-V9.
Grazie
Mario Rugna
in realta’ , la rivisitazione dei criteri di sgarbossa fatta da smith ne aumenta la sensibilita’ e specificita’ , fatta salve la solita ” zona d’ombra ” che comunque persiste. l’uso delle derivazioni posteriori va’ sicuramente diffuso con maggiore intensita’ dato che conferma spesso diagnosi dubbie . grazie per il tuo commento .
… e apriamo alle 18 derivazioni! E.G. Ruggiero
Secondo me le 18 derivazioni dovrebbero diventare uno standard
sono d’accordo con te Gaetano, anche se il setting come quello del pronto soccorso spesso non lo permette
Ragazzi…ciò che dite è giustissimo in tutto…ma non scordiamoci di guardare ed ascoltare anche il malato…