E’ arrivata l’estate anche per chi lavora in PS portandosi con sé le classiche patologie “stagionali”.
Io ho la fortuna di lavorare nell’ Ospedale di una bellissima cittadina della costa siciliana che d’estate diventa tra le mete turistiche preferite.
Cefalù (PA), lungomare
La storia è più o meno sempre la stessa: arriva in PS un ragazzino che ha subito una puntura di medusa e chi lo accompagna prontamente e con fierezza mi informa di aver fatto pipì sulla cute lesionata secondo la più classica delle tradizioni!
Manneken Pis, Bruxelles
Ma davvero questa pratica aneddotica ha un razionale fisiopatologico? Quali sono i rimedi/farmaci che realmente andrebbero adottati in caso di puntura di medusa?
Facciamo un po’ di chiarezza…
Nel 2016 è stata pubblicata una review su Marine Drugs che ha analizzato 79 articoli sulla tossicologia e il trattamento delle punture delle principali specie di meduse Europee sfatando alcuni dei più classici rimedi “casalinghi”.
Introduzione
Si pensa che circa 150 milioni di punture di medusa abbiano luogo ogni anno in tutto il mondo da ciò deriva la necessità di ampliare le ricerche su questo campo. Vi è una grande quantità di letteratura sul trattamento delle punture di medusa che però risulta spesso contradditoria. Il trattamento andrebbe diversificato in base alla specie e al sito di penetrazione tuttavia vi sono dei trattamenti “generici” che si sono rivelati efficaci nel trattamento del dolore delle principali specie.
La medusa
La medusa è un animale planctonico appartenente alla famiglia dei celenterati e rappresenta uno stadio del ciclo vitale che si conclude con la formazione di un polipo. Vi si riconosce una zona convessa detta esombrella e una regione inferiore concava detta subombrella dal cui margine dal cui margine si propagano i tentacoli urticanti.
I tentacoli delle meduse ospitano gli cnidociti che si attivano quando vengono toccati estroflettendo dei filamenti urticanti detti cnidae. Le cnidae possono essere di diverso tipo, nematocisti o spirocisti, e sono collegate ad organuli chiamati cnidoblasti contenenti il liquido urticante.
La lunghezza dei filamenti è specie-dipendente e da questa dipende anche la tossicità o meno per gli esseri umani. Il rilascio del veleno avviene infatti per tutta la lunghezza dei filamenti in modo da incrementare la superficie di contatto con il letto vascolare della vittima.
Alcune specie risultano innocue per l’uomo sia per la lunghezza inadeguata dei filamenti che non permette al veleno di raggiungere il derma della vittima sia perché alcune delle tossine rilasciate non sono tossiche per l’uomo.
Inoltre Burnett ha dimostrato che in un terzo delle volte dopo il contatto con i tentacoli non si verifica il rilascio della sostanza urticante.
Effetti sull’uomo
È stato dimostrato che il dolore provocato dalla puntura di medusa è causato dal rilascio endogeno ed esogeno di mediatori chinino simili che stimolano le terminazioni sensitive cutanee.
Nella maggior parte dei casi le reazioni sono limitate alla cute provocando dolore, edema, prurito, eritema e nei casi più severi possono portano alla necrosi cutanea. Il tipo di lesione può aiutare nell’identificazione della specie.
Più raramente si assiste a reazioni sistemiche dovute al contatto con una grande quantità di veleno o allo sviluppo di una reazione allergica come l’orticaria, l’angioedema e nei casi più gravi allo shock anafilattico. Il massivo rilascio di istamina si verifica dopo un contatto primario o in caso di cross-reattività tra specie diverse.
Le specie più pericolose sembrano essere Cyanea capillata, Carybdea marsupialis e la Physalia physalis, comunemente chiamata Caravella Portoghese e recentemente avvistata anche nei nostri mari. Va precisato che quest’ultima viene erroneamente considerata una medusa per il suo aspetto ma in realtà deriva dall’aggregazione di quattro diversi individui specializzati.
Un cenno a parte merita la sindrome DJES (Delayed Jellyfish Envenomation Syndrome).
Si caratterizza per lo sviluppo di una insufficienza multi-organo ritardata i cui meccanismi sottostanti non sono ancora del tutto chiari. L’elevata mortalità, che si verifica a distanza di 2-48 h dall’esposizione al veleno, è legata principalmente allo sviluppo di insufficienza epatica e renale che risulta più severa della eventuale tossicità cardiaca (dovuta all’azione delle tossine sui canali di calcio, sodio e potassio) e polmonare. Frequenti sono inoltre le emorragie legate all’azione di sostanze proteolitiche sull’endotelio.
Trattamento
Durante la revisione della letteratura sono stati analizzati i trattamenti più comunemente utilizzati: acqua di mare, bicarbonato di sodio, farmaci bloccanti i canali del calcio, antiinfiammatori, trattamenti freddi, trattamenti caldi, sostanze a base di alcool e infine aceto.
I dati conclusivi sono stati i seguenti:
L’acqua dolce non deve essere mai usata poichè per meccanismo osmotico facilita il rilascio del veleno dai nematocisti; l’utilizzo dell’urina non viene annoverato tra i rimedi efficaci probabilmente per lo stesso meccanismo.
Applicare una miscela al 50% di bicarbonato di sodio e al 50% di acqua di mare sembra essere il rimedio più immediato ed efficace per ridurre il dolore e rimuovere i tentacoli.
Più pratico in PS è l’utilizzo di una garza imbevuta di bicarbonato di sodio da applicare sulla zona interessata per donare sollievo immediato (sperimentato anche sui bimbi).
L’utilizzo di acqua calda (42°-45°) riduce il dolore e inattiva il veleno.
Infine anche gli impacchi freddi si sono dimostrati efficaci per il trattamento di lesioni di moderata entità riducendo la diffusione del veleno.
Concludo questo post dal sapore estivo ricordando un altro must dei nostri PS: “l’allamaggio” (ovvero il trauma da amo da pesca) per cui vi rimando al link: Sai toglierlo un amo?
Ma nonostante il pericolo delle meduse e degli ami, vale comunque sempre la pena tuffarsi nel nostro mare!
Baia dei sette emiri, Cefalù (PA)
Ringrazio Prakash Sesti per avermi prestato il suo preziosissimo libro sulle meduse!
Bibliografia:
- To Pee, or Not to Pee: A Review on Envenomation and Treatment in European Jellyfish Species. L. Montgomery, J. Seys, J. Mees. Mar. Drugs 2016, 14, 127; doi: 10.3390
- Guida alla identificazione delle meduse e di altri organismi gelatinosi del Mediterraneo. Medjellyrisk