mercoledì 15 Gennaio 2025

Persone speciali…

clochardsE’ il cambio turno e dopo aver finito di dare la consegna e sbrigando le ultime cose, esco dalla sala visita. Tra le persone in attesa della visita ferme in carrozzina c’è Pietro, uno dei nostri “clienti” abituali. La sua frequenza di accessi al pronto soccorso è quasi giornaliera.Tutti lo conoscono Ha un viso gioviale ed un po’ trasandato come quegli uomini che da tempo vivono soli, ma non quella sera.
“Cosa c’è che non va oggi, Pietro?” gli chiedo, notando una sofferenza mai vista prima.
” Ho male al petto, non è come le altre volte” Lo faccio entrare subito in sala visita tra gli sguardi stupiti e ironici di medici e infermieri. Pietro aveva un infarto. Di li a poco sarebbe stato inviato in sala di emodinamica.

C’è poi un paziente psichiatrico che mal di pancia. Non mi sembra abbia niente di particolare. Gli ho fatto del buscopan… Di li a poco lo rivedo. E’ presente un globo vescicale. ” Grazie dottore, adesso sto molto meglio” Queste le parole dopo avere posizionato il catetere vescicale

E’notte. Alfredo è uno dei “tormenti” del pronto soccorso. Viene più volte al giorno, chiedendo farmaci antidolorifici e ansiolitici.
E’ una persona senza fissa dimora che per campare si arrangia come può.
Si racconta che ai tempi in cui le condizioni di salute non si erano ancora tanto deteriorate era stato protagonista di un furto con destrezza a carico di un dipendente dell’ospedale. Con la scusa di avere qualche moneta per un caffè, gli aveva sottratto le chiavi della macchina, sparita nel nulla in un battibaleno e mai ritrovata.
Quella sera è agitato e aggressivo e ho difficoltà a calmarlo. Alla fine neanche la somministrazione dei farmaci richiesti sembra placare il suo stato di ansia. Sta per uscire dalla sala visita quando ha un’abbondante ematemesi.

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Ognuno di noi penso abbia decine di racconti simili, e forse a qualcuno verrà da pensare o da dire che con un post come questo  ho scoperto l’acqua calda. Può darsi. L’idea mi è venuta leggendo uno dei capitoli introduttivi  del Hoxford Handbook of Emergency Medicine a cui ho ridato uno sguardo  in questi giorni.
In esso si legge:

Considerazioni generali

  • Accetta il paziente per quello che è, indipendentemente dal genere, dal comportamento, dalla religione, dalla classe sociale, dallo stile di vita, dal colore
  • Data la natura umana alcuni pazienti non ti piaceranno e tu non piacerai a loro, o troverai difficile stabilire con loro un rapporto. Molte condizioni che hanno causato il loro accesso al pronto soccorso aggraveranno questi sentimenti.
  • Il vostro approccio e la vostra predisposizione mentale gioca un ruolo molto importante in queste situazioni ed è condizionata da diversi fattori quali l’affollamento del pronto soccorso, le vostre ore di sonno, quando avete avuto la vostra ultima pausa per mangiare o prendere un caffè.
  • Molti potenziali conflitti possono essere evitati da un atteggiamento aperto e cordiale. Presentati in modo educato al paziente. Usa in modo adeguato il linguaggio corporeo. Questo atteggiamento sarà in grado di ridurre anche potenziali errori

La prospettiva del paziente

  • E’ importante mettersi nei panni del paziente.
  • Non ci sono scuse per tenere atteggiamenti verbali o corporei aggressivi nei confronti del paziente. Atteggiamenti che ti si ritorceranno contro e soprattutto non consentiranno al paziente di avere le cure adeguate
  • Molti dei conflitti avvengono quando il pronto soccorso è affollato e le attese sono lunghe; scusarsi per il ritardo nella visita aiuta il paziente a simpatizzare con voi
  • In alcune situazioni quando il conflitto tra medico e paziente non è recuperabile è preferibile fare in modo che questi venga visitato da un altro medico

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Gruppi speciali di pazienti

Avere un problema di salute che richieda le cure in pronto soccorso non è cosa di poco conto, ma può essere veramente difficile quando coinvolge alcuni gruppi di persone come:

  • Bambini
  • Donne in gravidanza
  • Pazienti con problemi psichici
  • Anziani
  • Pazienti affetti da morbo di Alzheimer o altri stati confusionali cronici
  • Disabili con difficoltà di apprendimento
  • Pazienti con problemi visivi o uditivi
  • Persone che non parlano la nostra lingua e con i quali è difficile comunicare
  • Pazienti in cui barriere religiose e culturali possono rendere difficile la relazione medico-paziente
  • Senza fissa dimora o lontani da casa, dalla famiglia dagli amici
  • Persone con problemi di dipendenza da alcol e droghe

Non siamo tutti speciali?

Il concetto che alcuni gruppi di persone siano più meritevoli di altre è contestato da alcuni. Non dobbiamo dedicare la giusta attenzione e fornire le migliori cure a tutti i pazienti indistintamente? Mentre quest’ultima osservazione è sicuramente vera è altrettanto ovvio che alcuni pazienti abbiamo alcuni bisogni in più da soddisfare , molti dei quali legati ad una comunicazione efficace.

Considerazioni personali
La gestione di alcune categorie di pazienti in pronto soccorso è tutt’altro che un problema di secondo piano e richiede dedizione e spirito critico paragonabili a quella di un’urgenza. Sono convinto che sarebbe importante per tutti noi operatori sanitari fare nostri i concetti di questa breve guida fornita in Inghilterra ai Junior doctors. Non è sterile buonismo, ma solo buona educazione: sorridere, presentarsi , scusarsi del disagio con i nostri pazienti. E’ altrettanto importante ricordare a noi stessi che a volte il nostro corpo dice cose ben diverse da quelle che escono dalla nostra bocca e questo non è mai un bene Una comunicazione chiara ed empatica certamente riduce i conflitti e ci fa guadagnare apprezzamenti; che sia facile da mettere in pratica, soprattutto in certi frangenti,è tutta un’altra cosa, ma è l’unica strada percorribile.

 

Carlo D'Apuzzo
Carlo D'Apuzzo
Ideatore e coordinatore di questo blog | Medico d'urgenza in quiescenza | Former consultant in Acute Medicine | Specialista in medicina interna indirizzo medicina d’urgenza e in malattie dell’apparato respiratorio | #FOAMed supporter

4 Commenti

  1. Hai perfettamente ragione. Dopo tanti anni di lavoro e di ( inutili?) corsi sulla comunicazione sono però arrivata ad una conclusione molto banale ed anche un po’ triste se volete: quello che dal principio ci manca è proprio la ” buona educazione” , il caro buon vecchio galateo. Basterebbe applicare quello che tante, tante cose andrebbero meglio. Tra noi operatori e con i pazienti.

    • Luisa, grazie del tuo commento con cui sono pienamente d’accordo. Lo stress, la frenesia dettata dalle situazioni che pazienti e operatori sono costretti ad affrontare talvolta ci fanno dimenticare le buone maniere.
      Iniziare con: “buongiorno sono il… come possiamo aiutarla…” e sorridere,fanno si di avere fatto la metà del lavoro. Al tempo stesso va stabilito che gli operatori non sono il sacco da boxe di nessuno. Aggressioni verbali e non ovviamente vanno sempre censurate e perseguite.
      Questa come sai è la teoria, nella pratica anche i più ben intenzionati non sempre riescono a perseguire queste buone regole di bon ton. Nonostante questo bisogna provarci.

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