mercoledì 4 Dicembre 2024

Sedazione procedurale: non dimenticarti di preossigenare!

Sappiamo che durante la sedazione procedurale il paziente puo andare incontro a periodi  più o meno lunghi di ipossigenzazione sino all’arresto respiratorio. In genere quello che facciamo è sorvegliare attentamente il paziente attraverso la monitorizzazione della saturazione o meglio attraverso l’uso di un capnografo. Molti di noi poi sono soliti ossigenare il paziente sia prima che durante la procedura; questo modo di fare, che ha un suo razionale, ha poi dei reali benefici?


E stato pubblicato  ad ottobre del 2011sugli Annals of Emergency Medicine uno studio randomizzato che ha  proprio cercato di approfondire questo argomento: The utility of high-flow oxygen during emergency department procedural sedation and analgesia with propofol: a randomized controlled trial.

Lo studio
Nel periodo compreso tra gennaio 2009 e novembre 2010 sono stati randomizzati  presso un trauma center di I livello  di Filadelfia 117 pazienti sottoposti a sedazione procedurale mediante propofol al dosaggio di 1 mg/kg seguiti ad un’altro bolo di 0,5 mg se la prima dose non aveva prodotto una sedazione sufficiente.
In doppio cieco è stato erogato per 5 minuti prima della somministrazione di propofol ossigeno al flusso di 15 l min attraverso maschere non rebreathing oppure aria compressa.
Il monitoraggio prevedeva la capnografia , la saturzione di ossigeno la rilevazione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.
Criteri di esclusione sono stati l’età inferiore a 18 anni, COPD severa, uso cronico di ossigeno. distress respiratorio, gravidanza. allergie ai farmaci utilizzati o incapacità a fornire un consenso valido.

Obiettivi
Obiettivo primario  dello studio era verificare se la somministrazione di ossigeno fosse in grado di ridurre del 20%  l’incidenza di ipossia, definita come una saturazione di ossigeno inferiore al 93%.per un periodo maggiore o uguale a 15 secondi.
Obiettivo secondario valutare la depressione respiratoria subclinica definita come un livello di end tital CO2( ETCO2) maggiore o uguale a 50 mmHg o un aumento o una riduzione del 10% rispetto ai valori basali o la perdita dell’aspetto dell’onda sul capnografo per un periodo uguale o superiore ai 15 secondi.

Risultati
Sono stati evidenziati meno episodi di ipossia nel gruppo dei “preossigenati” rispetto a  quelli trattati con aria ambiente (10% vs41%).
La depressione respiratoria si è verificata in modo sovrapponibile nei due gruppi (51% vs 48%) così come gli eventi avversi, 2 in entrambi i bracci .

Conclusioni
Le conclusioni degli autori sono ovvie: l’uso della preossigenazione con ossigeno ad alti flussi determina meno ipossie procedurali e dovrebbe entrare nella pratica quotidiana di chi si occupa di sedazione procedurale.nei dipartimenti di emergenza

Questo studio,  sebbene giunga a conclusioni per certi versi scontate o almeno confermi quanto di fatto mettiamo in pratica tutti i giorni ha l’enorme pregio di enfatizzare il ruolo della capnografia nel monitoraggio di questi pazienti.Il capnografo infatti è uno strumento veramente utilissimo purtroppo ancora assai poco diffuso al di fuori della sala operatoria o della terapia intensiva.

Per chi volesse approfondire il tema della sedazione procedurale questo è il link dell’ACEP Clinical & Practice Mangement: Procedural Sedation

Carlo D'Apuzzo
Carlo D'Apuzzo
Ideatore e coordinatore di questo blog | Medico d'urgenza in quiescenza | Former consultant in Acute Medicine | Specialista in medicina interna indirizzo medicina d’urgenza e in malattie dell’apparato respiratorio | #FOAMed supporter

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