I fenomeni di crowding ed overcrowding in pronto soccorso sono realtà ahimè tristemente note. Il sovraffollamento delle strutture di emergenza, in massima parte da patologie che emergenze non sono, comporta statisticamente un rialzo della percentuale di malpractice e di possibilità di errore diagnostico dovuti alla maggiore pressione sul team sanitario ed al minor tempo a disposizione per ciascun paziente.
Poiché la stragrande maggioranza dei casi clinici che affollano i pronto soccorso hanno una codifica di priorità media o bassa è proprio sul trattamento di questi ultimi che si deve focalizzare la nostra attenzione per cercare di risolvere il problema. Una delle possibili soluzioni è stata studiata e provata “sul campo” dalla regione Toscana, il modello SEE AND TREAT.
Cos’è il SEE and TREAT?
Si tratta di un protocollo che deriva da un modello organizzativo inglese “Vedi e Cura” dove gli stessi infermieri accuratamente formati e in base alle loro competenze scientifiche sono in grado di gestire e dare una risposta a delle problematiche cliniche di natura minore e che quindi non richiedono accertamenti diagnostici e strumentali. Presente sin dal 1980 diventa visibile nel dipartimento di emergenza dell’ospedale di Kettering, quando con le sale visita piene di pazienti in attesa di posto letto, il personale medico e infermieristico più esperto libero prende in cari- co gli utenti con problemi minori, che possono essere visitati e dimessi. Gli studi nei paesi in cui questo modello organizzativo è stato già introdotto da tempo hanno avuto i seguenti risultati:
- riduzione dei tempi d’attesa medi da 56′ a 30′ (Roger et al., 2004); gli stessi risultati sono emersi dagli studi di Sanchez et al. (2006) e Coombs et al.(2007)
- diminuzione dei reingressi non programmati, diminuzione dell’allontanamento prima della visita, diminuzione del tempo medio nel DEA (Nash et al.,2007);
- Byrne et al. (2000) invece hanno comparato un DEA tradizionale ad un MATS (Minor Accidents Treatment Service) gestito da un NP (Nurse Practitioner, un infermiere specializzato con competenze avanzate in grado di effettuare autonomamente diagnosi, prescrizione di farmaci ed esami, presente fin dagli anni ’80 negli USA); i tempi di degenza in un DEA tradizionale gestito dal medico sono stati superiori di 33′ rispetto a quelli gestiti dal NP.
( cit. dal sito areacritica.net )
httpvh://youtu.be/NAvuortnOg0
Mi tratta e dimette un INFERMIERE???
Chi è l’infermiere di SEE and TREAT? : L’infermiere di “See and Treat” si configura come un infermiere esperto, adeguatamente formato, che opera nel rispetto di protocolli clinico-assistenziali condivisi tra medici ed infermieri. Nell’ambito di un TRIAGE GLOBALE l’infermiere di SEE and TREAT si colloca, insieme al percorso di attivazione FAST TRACK, come una delle possibili risorse attivabili dal triagista per risolvere la richiesta del paziente. Ovviamente anche questo processo si avvarrà di criteri inclusivi ed esclusivi onde poter facilmente monitorare e validare il processo e ove se ne ravveda la necessità ( riconoscimento di criterio di esclusione misconosciuto ) reinviare il paziente ad iter di visita classico.
Modello Toscano
Gli infermieri che lavorano negli ambulatori See & Treat hanno seguito un corso di formazione regionale di 180 ore per la certificazione delle competenze esperte ed operano in base a protocolli elaborati da un gruppo di professionisti (medici e infermieri) individuati dal Consiglio Sanitario Regionale, che ha proposto questa modalità di lavoro. La sperimentazione è iniziata nei pronto soccorso di sei ospedali toscani: Santa Maria Annunziata di Firenze (Ponte a Niccheri), Misericordia e Dolce di Prato, Misericordia di Grosseto, Valdelsa a Campostaggia, Felice Lotti di Pontedera, ospedale di Livorno.
E I RISULTATI?
Alcuni studi* hanno sottolineato i risultati sull’assistenza ricevuta ( 64% eccellente, 11% ottima, 17% buona, 7% sufficiente, 1% insufficiente, 0% pessima ); la risoluzione del problema ( 86% totalmente risolto, 11% parzialmente risolto, 3% non risolto ); il tempo occorso per la visita ( 83% < ai 10 min, 14% dai 10 ai 30 min, 3% dai 30 min ad un’ora, 0% > ad un’ora ).
*(Dati elaborati a cura del del MES scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dopo ricerca eseguita nel 2011 e pubblicati nel 2012, raccolti all’uscita dell’ambulatorio di see and treat dopo che i pazienti sono stati trattati e dimessi.)
Nel nostro paese abbiamo 3,4 medici e 6,4 infermieri ogni mille abitanti contro una media Ocse di 3,1 e 8,4. Dobbiamo valorizzare le professionalità e dar in mano i casi a bassa complessità a operatori che sono laureati in infermieristica, in questo modo troveremo risposta ai fenomeni di crowding ed overcrowding migliorando la qualità assistenziale dei casi a complessità maggiore.
( Fonte consultata: “www.areacritica.net” )
Grazie Felix dell’ottimo spunto di riflessione. A mio avviso, il ruolo dell’infermiere di pronto soccorso (e nella fattispecie di triage) è attualmente poco (o per nulla) valorizzato, e dovrà assumere, con il tempo, lo spazio che gli spetta. Volevo però conoscere la tua opinione su un aspetto del see and treat che non mi “convince” ancora del tutto, ossia quello di destinare l’infermiere più esperto all’ambulatorio del See & Treat. Riconosco il valore della scelta, ovviamente: l’infermiere più esperto può riconoscere all’istante quei pazienti che a bassa complessità non sono.. Cosa ne pensi?
ti ringrazio per l’ottima osservazione; la scelta di mettere un infermiere esperto in see and treat segue quella di impegnare al triage l’infermiere clinicamente piu’ preparato .. , questo per garantire al paziente una buona qualita’ di assistenza ed al contempo una maggiore sicurezza di corresponsione di requisiti .
Salve dr. Arcamone.
Sono un collega che ha fatto la tesi sul See and Treat con i dati ufficiali del MES, cartelle cliniche e statistiche alla mano
Se le interessa:
http://etd.adm.unipi.it/t/etd-12102012-125344/
grazie , sono sicuramente interessanti e spunto di riflessione .
Salve sono una infermiera del gruppo dei 36 che nel 2010 ha avviato la sperimentazione di See and Treat. Ho trattato molti utenti e posso affermare di non aver mai riscontrato pregiudizi nei miei riguardi, anzi ho ricevuto ringraziamenti e gratificazioni; poco importa se chi li cura è un’infermiere o un medico basta che l’attesa non sia troppo lunga ed in questo abbiamo raggiunto l’obbiettivo, lasciando al Medico di Pronto Soccorso l’opportunità di curare al meglio il resto delle emergenze.Mi fa piacere che se ne parli e per questo ringrazio il Gruppo Regionale Toscano formato da eccellenti professionisti infermieri e medici che hanno creduto in questo progetto e lo hanno fatto conoscere a tutta l’Italia.
Mi auguro che si taccino le varie polemiche e insieme ai vari professionisti della salute si trovi la soluzione migliore per gestire l’iperaffollamento che attanaglia i Pronti Soccorsi. Grazie per l’attenzione
ti ringrazio per questa importante testimonianza; sono fermamente convinto che il see and treat insieme alla fast track rappresentino il futuro del triage e dell’intero pronto soccorso.
Ma alla fine quali patologie vengono trattate col see and treat? Al paziente del video, prima di mettere la zimmer è stata fatta una radiografia? Chi l’ha richiesta?
ottima osservazione caro Michele; le patologie trattate sono ovviamente quelle a bassa criticita’ che ( in un quadro ottimale ) non sono inseribili nei percorsi fast track ) vengono predefinite sulla base di protocolli operativi. non so nel caso specifico chi abbia richiesto rx del segmento in questione , ma in un sistema funzionante a 360 gradi potrebbe, ad esempio, essere richiesta in fast track e trattata al see and treat. la strada da fare e’ ancora lunga ..
Grazie per aver copiato il mio articolo sul sito “areacritica.net”
Sei pregato di citare le fonti caro collega…
prima di redigere il mio articolo ne ho letti tanti e dato il tipo di argomento tutti potrebbero dire di esser stati citati , ti invito ad una maggiore calma dato che non abbiamo bisogno di copiare alcuno e che citazione va fatta non ci tiriamo certo indietro. Ho rivisto le fonti da cui ho tratto il post e sono risalito alla parte che merita la giusta citazione che pertanto ho menzionato. grazie per l’opportuna segnalazione .
buonasera dott: Arcamone, sono un infermiere del PS del Policlinico di Bari e da qualche tempo sto prendendo in considerazione, insieme ad altri colleghi che hanno voglia di crescere professionalemnte, l’idea di provare a sperimentare il ” see and treat” anche nella nostra realtà. Dalla sua esperienza pensa che sia possibilile istruire la popolazione barese a questo tipo di innovazione? Io personalmente mi sto documentando sui vari protocolli nazionali e non, con il benestare del mio direttore che è dalla nostra parte. LA ringrazio in aticipo per la risposta
ciao Francesco; conosco bene la forza propulsiva del tuo primario e sono convinto che farete grandi cose con lui. Il setting del vostro ps e’ complesso, ma attivare il see and treat significherebbe affrontare il ctowding e migliorare il processo di “empatia” con l’utenza.
Buongiorno Dott. Arcamone,
mi chiamo Alessandro e lavoro al pronto Soccorso dell’Ospedale Galliera di Genova da 21 anni. Da molti anni facciamo Triage e utilizziamo il sistema Fast Track (dermatologico, ostetrico, pediatrico, oculistico, ORL e per l’invio di esami ematici come gli enzimi cardiaci). Agli inizi, parlo del 2001/02, avevamo anche attivato il Fast Track radiologico sui segmenti ossei distali, ma, nonostante una accordo fra primari, il tutto si andò a scontrare con i tecnici di radiologia, facendo decadere questa tipologia di percorso breve. Per molti aspetti quindi abbiamo un sistema di triage molto avanzato ed insieme al mio primario, Prof. Cremonesi, da un po’ di tempo stiamo discutendo l’opportunità di attivare il SEE and TREAT. C’è modo di avere qualche informazione in più e di poter, naturalmente spostandoci noi, assistere da vicino ad una giornata di ambulatorio SEA and TREAT? Posso avere l?opportunità di mettermi in contatto con qualcuno di voi? Grazie, Alessandro
Ciao Alessandro, purtroppo nella mia realta’ il see and treat non è ancora applicato .. ma mi auguro che avvenga presto. Dovresti contattare qualche collegio ipasvi toscano e chiedere dove la pratica del snt è gia’ attiva e successivamente concordare con i colleghi un periodo di stage formativo. spero di esserti stato comunque utile .
Ciao a tutti, sono un’infermiera di rianimazione di Brescia e sto frequentando il Corso di Laurea Magistrale e per la tesi che discuterò prossimamente, sto prendendo in considerazione il “See & Treat”..
L’anno scorso sono stata a Grosseto per vedere esattamente cosa fanno gli infermieri del PS e capire come funzionava il See & Treat. Volevo sapere dagli infermieri italiani in quali Ospedali è applicato questo “modello organizzativo” e quali sono le vostre considerazioni in merito..
Grazie mille Giulia