mercoledì 15 Gennaio 2025

Terapia domiciliare dell’embolia polmonare

Spesso abbiamo discusso in ospedale se fosse possibile una dimissione sicura dei pazienti con embolia polmonare con un basso profilo di rischio. Le discussioni sono sempre state piuttosto accese, ma i più sono sempre stati riluttanti. Una risposta, almeno parziale, a questi dubbi è giunta da un recente studio multicentrico pubblicato su Lancet


L’obiettivo dello studio era quello di valutare la non inferiorità, sotto il profilo di sicurezza ed efficacia, del trattamento domiciliare rispetto a quello usuale in ospedale in pazienti affetti da embolia polmonare con basso profilo di rischio .
Sono cosi stati arruolati, tra il febbraio 2007 ed il giugno 2010, circa 170 pazienti per ogni braccio con un una I o II classe di Pulmonary Embolism  Severity Index . Vennero comunque esclusi pazienti  con fattori rischio sia clinico che gestionale anche non specificamente contemplati  dallo score ( ad es ipossici, marcatamente obesi o con grave insuffcienza renale etc ) . La terapia anticoagulante era costituita  da enoxaparina 1 mg/kg due volte al dì rapidamente embricata con antagonisti della vitamina K. L’ eparina a basso peso molecolare veniva sospesa dopo almeno 5 giorni di trattamento una volta raggiunto un INR terapeutico. Gli outcomes primari erano rappresentati da recidiva della malattia troemboembolica sintomatica e dalla mortalità entro il 90° giorno  e dal sanguinamento tra il 14° ed il 90°
Alla fine i risultati di questo studio hanno documentato la non inferiorità del trattamento ambulatoriale sotto il profilo dell’efficacia e della sicurezza.

Come sempre credo sia necessario porsi qualche domanda e fare alcune considerazioni:

  • Lo studio è stato condotto con grande accuratezza sotto il profilo della sicurezza  (i pazienti vennero istruiti su come autosomministrarsi l’eparina e ripetutamente contattati durante lo studio). Noi siamo in grado di fornire lo stesso servizio ed avere le stesse risorse?
  • Se consideriamo le limitazioni , non solo quelle offerte dal Pulmonary Embolism Severity Index,  a quanti pazienti potremmo offrire questo tipo di trattamento?
  • Un pregio importante di questo lavoro è quello, secondo me, di farci pensare alla possibilità di poter gestire anche al di fuori dell’ospedale questa categoria di pazienti. . E’ una starda che, con le dovute cautele, dovremmo iniziare a percorrere.
L’argomento è veramente stimolante. Attendo le vostre opinioni
Carlo D'Apuzzo
Carlo D'Apuzzo
Ideatore e coordinatore di questo blog | Medico d'urgenza in quiescenza | Former consultant in Acute Medicine | Specialista in medicina interna indirizzo medicina d’urgenza e in malattie dell’apparato respiratorio | #FOAMed supporter

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