Sembra spirare “vento nuovo” per quello che riguarda il triage di pronto soccorso, il ministero della salute ha infatti pronte le nuove proposte di aggiornamento delle linee guida inerenti il triage intraospedaliero. Ma ci sono davvero novità? E di che tipo?
Innanzitutto i codici colore che ad oggi identificano la priorità d’ingresso in pronto soccorso saranno sostituiti da un codice numerico dall’uno al cinque indirettamente proporzionale al livello di gravità della situazione obiettivata e quindi della priorità di ingresso. Quindi avremo il codice 1 riservato alle emergenze (l’attuale codice rosso), il codice 2 riservato alle urgenze (l’attuale codice giallo), i codici 3 e 4 (che vanno a sostituire l’attuale codice verde) riservati rispettivamente ad urgenze differibili ma per le quali sono previste prestazioni complesse e urgenze minori che prevedano prestazioni semplici o monospecialistiche. Il codice 5 infine ( l’attuale codice bianco) verrà riservato alle non urgenze.
La nuova codifica numerica prevederebbe una tempistica di accesso al pronto soccorso ben precisa.
Accesso immediato, ovviamente, per i codici 1, quindici minuti per i codici 2, rispettivamente sessanta e centoventi minuti per i codici 3 e 4 mentre non più di duecentoquaranta minuti per i codici di non urgenza.
Ma voi credete sia possibile rispettare tali tempistiche con la situazione attuale di personale ed il costante overcrowding che attanaglia i nostri pronto soccorso??!!
Attualmente in moltissimi ospedali la complessità del turn over posto letto ed il fenomeno dell’overcrowding costringono un paziente ad attendere anche più giorni su di una barella del pronto soccorso in attesa del ricovero. Tutto questo, ovviamente, influisce negativamente sulla funzionalità del pronto soccorso stesso dilatando le attese e sovraesponendo la struttura ad un aumento della percentuale di abbandono dei codici verdi (3 e 4) compromettendone la resa e l’efficienza.
Per cercare di far fronte a queste problematiche verranno attuate procedure (fast track e see and treat) che metteranno il triagista nella condizione di poter autonomamente inviare il paziente a valutazioni specialistiche o far trattare lo stesso da un’equipe di infermieri preposti del pronto soccorso stesso, senza gravare sulla funzionalità dell’unità operativa.
Tutto questo, a mio avviso, non può prescindere da una seria revisione delle piante organiche dei pronto soccorsi. E’ impensabile che si possano attuare tutte queste variazioni “isorisorse” senza aver prima implementato o perlomeno portato a livelli soddisfacenti il contingente del personale.
Altro argomento interessante sarebbe la presa in carico del paziente da parte del triagista.
L’idea di poter attuare sedo analgesia in triage, iniziare protocolli diagnostici strumentali e laboratoristici sulla base di linee guida e protocolli condivisi, consentirebbe, da un lato, di far avere al paziente la sensazione di una immediata presa in carico da parte della struttura e dall’altro di poter facilitare percorsi che spesso richiedono tempi inspiegabilmente lunghi.
CONCLUSIONI :
Tirando le somme e mettendo sui piatti di una bilancia di valutazione pro e contro di queste nuove proposte potremmo quindi dire che:
Ben venga la possibilità di maggiore autonomia al triagista, così come il cercare di ottenere una riduzione dei tempi d’attesa dei codici di minore gravità, ma solo dopo aver reso possibile il tutto implementando le piante organiche dei pronto soccorso e risolvendo il problema delle attese di posto letto.
Ultima ma non certo meno importante la valutazione di una diversa remunerazione economica per i triagisti; non può esserci maggiore assunzione di responsabilità se non accompagnata da una diversa e maggiore remunerazione del rischio. Non è possibile pensare che un compito tanto delicato e gravoso al contempo come quello del triagista abbia remunerazione uguale (non me ne vogliano …) a quella dei colleghi che fanno servizio negli ambulatori o nelle degenze a minore complessità clinica.
Resto fermamente convinto che il triage sia la “chiave di volta” per la risoluzione delle problematiche di pronto soccorso e che nei prossimi anni il triagista avrà un ruolo sempre più di rilievo nel processo clinico assistenziale dell’emergenza urgenza.
Il triage è fondamentale.
Cambiare il codice colore con i numeri è solo “fare ammuina”…. cambiare tutto per non cambiare niente.
E si torna sempre al punto fondamentale : a dispetto dei miopi/astigmatici, che non sono in grado di vedere lontano (ma a volte neanche vicino) oppure vedono confuso….serve più personale! !! E il numero chiuso, a corollario, è una idiozia.
Insomma, varie idiozie perpetuare e applaudite da miopi in buona (?) fede.
Buon lavoro a tutti
Quoto il commento di Pg tropical bertucci… tranne che per il numero chiuso.
Di gente in attesa di un posto stabile ce n’è ancora tanta…
Si deve solo decidere, una volta e per tutte, cosa se ne vuol fare di questo sistema sanitario nazionale. Per adesso si è mantenuto sull’abnegazione del personale (oramai stanco, malconcio nel morale e sempre più vecchio) e “raschiando il fondo del barile”. Bisogna fare delle scelte ma non esclusivamente per far quadrare i conti del bilancio di fine anno… si deve pensare – e programmare- da qui a vent’anni.
Se si vuol continuare a mantenere un sistema universalistico e di buona qualità si dovra pensare a ridurre le malattie oltre che curarle (vedi prevenzione), ridare dignità alla fine vita invece che prolungarla a tutti i costi a volte in maniera quasi grottesca, ridefinire il ruolo di centralità della medicina del territorio (e su questo non mi dilungo per non scatenare inutili polemiche), ridare nuova linfa ai reparti ospedalieri.
C’è tanto da fare, altro che cambiare i colori con i numeretti…
Bel post Felice. Non cambia niente nella sostanza. Non credo che si riuscirà a rimanere nei tempi descritti dal ministero. Due ore per un codice verde? Impossibile ce diventi la norma! In giornate affollate capita che il verde aspetti anche 5-7 h.
Roberto e Bertucci hanno centrato il problema: stiamo raschiando il fondo del barile.