venerdì 28 Marzo 2025

Un giovane camerunense con la febbre

In pronto soccorso non si incontrano sempre persone piacevoli, ma a volte si viene in contatto con qualcuno che ti lascia qualcosa e ti ricorda quanto bello possa essere il nostro lavoro.
Oggi vi voglio parlare di Oscar, il nome è ovviamente di fantasia, giovane aspirante ingegnere, da poco arrivato in Italia dal Camerun sua terra natale.
L’ho incontrato un lunedì pomeriggio piuttosto affollato mentre ero di guardia nell’ambulatorio adibito ai codici a bassa priorità.

E’ a Torino solo da poche settimane ma parla già un italiano quasi impeccabile. Mi dice: “L’ho studiato prima di partire”.E’ gentile, sempre sorridente ed educato.
Da qualche giorno non si sente bene, ha mal di gola e un po’ di febbre. “Quanto?”, gli chiedo.” Non ho il termometro” risponde dispiaciuto, inoltre lamenta un lieve dolore addominale
Lo visito, ma non trovo nulla di particolare. I parametri vitali sono perfetti . Ha 38 di temperatura Solo il faringe lievemente arrossato. Una lieve linfoadenomegalia in sede latero-cervicale bilaterale. Penso: vuoi vedere che si è preso la mononucleosi? Fegato e milza sono però in limiti. Avrà una virosi. Quel pomeriggio ne avevo già viste una sfilza.
Viene dal Camerun, anche se non ha tosse o sintomi respiratori meglio fare una lastra del torace e due esami.
Gli somministro 1 g di Tachipirina. Dopo alcune ore riesco a rivederlo. Sta meglio. Febbre e dolori sono passati, radiografia ed ematici perfetti. Gli dico che deve stare a riposo che con tutta probabilità ha una forma influenzale e quindi quello che conta più di tutto è il riposo. Il sorriso gli si spegne sul viso, “Allora non potrò andare a scuola..” mi chiede. Annuisco e cerco di fargli capire che stare a casa tranquilli è la cosa più importante. Si rassegna,  così lo dimetto con riposo e paracetamolo come terapia, ma come faccio spesso dico: se non sta bene ritorni…

Passano due giorni e mi tocca la notte. Prendo le consegne …” c’è poi un giovane camerunense che probabilmente ha la malaria…” Controllo il nome. E’ lui. Mi do del deficiente dieci volte. Cavolo, come ho fatto a non pensarci. Vedo un po’ di pazienti e poi vado a salutarlo.
E’ contento di vedermi . Mi dice che la febbre era tornata e non era più passata, così era venuto nuovamente in ospedale. Guardo la cartella. Il test rapido per la malaria è negativo . Domani farà la “goccia spessa”. Nella notte non ho più tempo di rivederlo.

Il pomeriggio successivo decido di ripassare. Mi ricordo di un articolo di JAMA della serie ” The Rational Clinical Examination” . Lo trovo e comincio a leggere: Does This Patient Have Malaria? L’articolo come tutti di questa serie è istruttivo. Traduce in numeri le nostre impressioni ed i dati della letteratura. Lo scopo è quello di dirci quanto segni, sintomi e test diagnostici ci possano orientare nella diagnosi di una  determinata malattia.
L’articolo considera due situazioni: soggetti che vivono in aree di endemia ed i viaggiatori ritornati da aeree considerate a rischio.
Vengono presi in esame i database Medline ed Embase dal 1950 al luglio 2010 identificando 14 studi per la malaria in aree di endemia e 7 studi per i viaggiatori che ritornano.da queste zone.
Oscar con tutta probabilità doveva trovarsi nella prima popolazione, il Camerun infatti è  un’ area ad alta endemia.Nell’articolo vien fatto riferimento al sito della CDC dove trovare ogni genere di informazioni riguardanti la malaria.
Da questi studi si evince che in aree di endemia la presenza di epatosplenomegalia può suggerire la malattia, ma l’esame fisico è di limitata utilità nell’escludere la malaria. Nei viaggiatori che tornano invece da aree a rischio la presenza di febbre, splenomegalia, iperbilirubinemia o trombocitopenia rende la diagnosi più probabile. Per la conferma è ovviamente necessaria l’identificazione del parassita  nel sangue del paziente.

Dopo due giorni ritrovo Oscar sempre sorridente, questa volta ne ha motivo: è sfebbrato e si sente bene. Parlo con il collega che lo segue. “Non è venuto fuori niente” mi dice “avrà avuto una virosi”.,Ac anti HIV assenti , Citomegalovirus ed EBV negativi per un’ infezione recente. Emocromo , bilirubina ed LDH normali.  Test rapido ed esame dello striscio ripetuti due volte, negativi per la ricerca del plasmodio della malaria

Oscar è stato dimesso. Ci siamo accontentati? Forse…..
Una collega infettivologa ci fa notare che la parassitemia può essere bassa e non facilmente identificabile nei soggetti che vivono in aree endemiche, sopratutto per i plasmodi non falciparum.
Ma gli avete almeno chiesto se si era già ammalato? Si, quella notte mi aveva risposto di  no, niente “paludisme”, in Camerun si parla francese come seconda lingua.

Penso che ci siano diversi spunti per la discussione.

Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio di leggere per intero l’articolo e visitare il sito della CDC

Carlo D'Apuzzo
Carlo D'Apuzzo
Ideatore e coordinatore di questo blog | Medico d'urgenza in quiescenza | Former consultant in Acute Medicine | Specialista in medicina interna indirizzo medicina d’urgenza e in malattie dell’apparato respiratorio | #FOAMed supporter

1 commento

  1. In questo, noi Tropicalisti siamo avvantaggiati. Persino nell’ospedaletto di provincia ove lavoro abbiamo avuto due casi (ma dove ero prima ne ho visti un poquito di più..)…
    L'”unde venis” è fondamentale, nei casi di febbre…anche in senso lato, per esempio la febbre dei lavoratori in campagna (brucella? Leptospira?), o in chi possiede cani (leishmania?)…
    Per chi volesse approfondire l’argomento, consultate anche i negletti tropicalisti d’Italia…Badate bene, Tropicalisti, non Infettivologi…:-))

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