giovedì 21 Settembre 2023

Uno, nessuno e centomila

Uno è il numero della solitudine.

Nessuno è lo spettro e l’incubo invisibile di chi cerca un aiuto, una mano, un pò di ossigeno, un ventilatore e non riceve risposta.

Centomila sono le voci che silenziosamente urlano il bruciore di una ferita di una nazione in ginocchio.

Tempo che fugge. Tempo che non passa. Tempo che segna ma non insegna.

E’ passato un anno sul calendario. Le cicatrici della mia anima e del mio corpo contano un altro tempo. Sono entrato in una tempesta e sono cambiato.

Eppure mi guardo attorno e non sembra sia cambiato nulla. O in realtà forse è cambiato tutto perchè nessuno è rimasto come era.

Ricordo tempi passati in cui andavo a lavoro senza mascherina e senza l’incubo di trovare ad aspettarmi persone che senza fiato mi chiedevano di prestarli la voce per salutare gli ultimi attimi ed i partecipanti di una vita diventata improvvisamente priva di aria e di speranza.

Adesso mi sembrano tempi onirici, ammantati di una normalità che adesso scambiano o sostituiamo con felicità.

Andavo a lavoro non sapendo di essere sereno. O meglio non sapendo cosa fosse la assenza di serenità. Ci andavo con la inconsapevolezza della giovinezza, entusiasta ed appassionato, ottimista e lievemente esaltato. Con un ideale in testa e un sogno nel cuore.

Sul calendario è trascorso un anno, il mio viso e la mia anima provano a nascondere i segni di un tempo diverso per loro, più brutale. Ricerco ideali e sogni di un anno prima, ma anche questi si sono nascosti nel frattempo.

Eppure la quantità e qualità del tempo vissuto, come mi ha segnato, dovrebbe aver insegnato. Ma cosa esattamente?

Cosa ho imparato

In effetti ho imparato molte cose, che dopo alcuni mesi si sono rivelate errate.

Ho imparato che il tocilizumab non funziona nel covid ma forse si.

Ho imparato che il remdesevir funziona nel covid ma forse no.

Ho imparato che il plasma iperimmune è inutile ma forse utile.

Ho imparato che la idrossiclorochina è inequivocabilmente inutile ma la regione Piemonte la suggerisce comunque.

Ho imparato che l’azitromicina sembra essere una priorità per molti ma di utilità quasi per nessuno.

Ho imparato che esiste un ventilatore per tutti ma anche per nessuno.

Ho imparato l’importanza di fare scelte difficili che ogni minuto sono messe in discussione perchè sono scelte né giuste né sbagliate ma soltanto scelte che devo essere fatte.

Ho imparato l’importanza di una nazione e della sua educazione civica che forse non è stata imparata a dovere in classi che ho imparato ormai a vedere sempre vuote.

Ho imparato che nonostante un’anno di addestramento l’utilizzo corretto delle mascherine chirurgiche ed il distanziamento sociale sono una scelta ancora troppe volte considerata opzionale.

Cosa ho capito

Ho capito che 100000 morti possono esser contati ma non esistono lacrime per tutti.

Ho capito che l’ageismo a volte sembra essere l’unica possibilità ma è un rischio che non deve diventare realtà.

Ho capito che devo smettere di sorridere con la mascherina perchè davvero non serve a nulla.

Ho capito che la soluzione è un piano vaccinale serio ed organizzato ma non è sufficiente senza un’educazione civica ed il rispetto delle regole, osservate non per timore della punizione ma per un bene superiore.

Cosa non ho capito

Troppe cose per contenerle in unico post. Non capisco perchè se abbiamo una soluzione non si esegua un piano vaccinale 24 ore su 24 7 giorni su sette. Condizioni straordinarie richiedono misure straordinarie. Non capisco perchè continuano a sorprenderci e lamentarci di restrizioni e di decessi quando siamo noi stessi i primi che impostata una restrizione cerchiamo un modo per aggirarla.

Cosa ho scoperto

Ho scoperto prima l’intrepidazione di fronteggiare qualcosa di storico e di nuovo, unito alla paura di non sapere come affrontarla ma mischiata all’incoscienza di provarci. Quindi la gratificazione di farla e la gratitudine di averla fatta. Alla fine la stanchezza di doverla continuare a fare per troppo, ancora troppo tempo.

Se la prima ondata è stata il periodo degli intrepidi, la seconda ondata è stata quella della ribellione, della resilienza e della rivalsa dettata da sentimento diffuso di alto tradimento, la terza è sicuramente quella della stanchezza.

Guardo il mio volto e quelli dei miei amici. Siamo stanchi ancora prima di reiniziare davvero. Troppa fatica. In tasca cerco i miei ideali e non li trovo più.

Gesti ormai disinvolti mi inducono a coprire il mio corpo con dispositivi di protezione individuale diventati familiari. So che è il mio dovere immergermi nella area nuovamente affollata di pazienti denominati, in termine ormai arcaico e non aggiornato Covid-19 a respirare l’aria ricca di un virus vecchio ma mutato protetto dal una dose doppia di vaccino che rappresenta un onore ed un onere. Ma ormai ogni volta è solamente il senso di responsabilità ad impedirmi di cedere ad un richiamo di fuga che la fatica rende ogni giorno più attraente.

Non penso, mi vesto ed entro. Ci vediamo a fine turno, per i miei colleghi. A fine ondata per i miei amici. perchè quello che ho imparato è in fondo è che ssiste sempre la fine di un qualcosa, fine che coincide ineluttabilmente con un nuovo inizio.

Gibran Kahlil diceva:

Uno Nessuno Centomila

Uno è necessario per fare due e per fare un gruppo.

Nessuno è un isola, nessuno si salva da solo e Nessuno viene lasciato indietro.

Centomila sono le voci che silenziosamente urlano ed incitano a compiere il nostro lavoro con impegno, dedizione per poterlo affermare, una volta finito tutto, che non sono morti invano.

Bibliografia

  1. https://www.silviaziche.com

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Davide Tizzani
Davide Tizzani
Specialista in Medicina Interna, ma specializzando ancora nell'anima. Esperto di Niente. Interessato a Tutto. Appassionato delle tre E: ecg, ega, ecografia. @DavideTizzani |

3 Commenti

  1. Grazie per il tuo prezioso contributo medico e di umanità!
    Forse sbaglio, ma credo che occupandoci del dolore altrui è, al momento, l’unico modo per curare il nostro e trasformarlo in una piccola speranza per un futuro diverso…
    Un abbraccio!

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